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Rifiuti a Napoli, il Tar riapre il sito di Caivano
Ambiente. Bocciata l'ordinanza del sindaco che impediva l'accesso all'impianto

NAPOLI – La questione rifiuti di Napoli torna a essere materia da tribunale: ieri il Tar della Campania ha di fatto “riaperto” il sito di trasferenza di Caivano, bocciando l’ordinanza del sindaco che ne impediva l’utilizzo e, di conseguenza, sbarrando la strada a un’analoga iniziativa del comune di Acerra, sul cui territorio erano state attivate due aree di raccolta. La procura del capoluogo campano ha intanto avviato un’inchiesta sulle minacce subite dal vicesindaco con delega all’Ambiente Tommaso Sodano da parte di alcuni operai di una ditta appaltatrice del servizio di raccolta, circostanza denunciata due giorni fa anche dal primo cittadino Luigi de Magistris. Al quale da Roma, a quanto pare, il premier Silvio Berlusconi ha indirizzato qualche frecciata: «Vedo che de Magistris ? avrebbe detto il presidente del Consiglio – non ce l’ha fatta a risolvere tutto in cinque giorni. Come sempre dovrò intervenire io». Il riferimento potrebbe essere a un eventuale decreto che proclami di nuovo lo stato di emergenza, provvedimento invocato da più parti nelle ultime ore. E ? come ha sostenuto il Consiglio regionale nella risoluzione votata ieri sera ? riapra addirittura la chiaccheratissima discarica di Macchia Soprana a Serre, città dalla quale arrivano segnali di guerra. Ma partiamo dalle poche cose certe: il Tar ha accolto il ricorso presentato dalla provincia di Napoli contro l’ordinanza del sindaco di Caivano, Antonio Falco, che lunedì scorso aveva bloccato l’utilizzo del locale sito di trasferenza da 4mila tonnellate. Preso in contropiede Tommaso Esposito, primo cittadino di Acerra che nelle stesse ore, con una misura analoga, impediva agli autocompattatori di sversare nei due siti attivi sul suo territorio. Torna insomma operativa l’exit strategy di sabato scorso, ferma restando la disponibilità delle altre province campane a trattare i rifiuti napoletani negli Stir di propria competenza, come da accordi intercorsi a Palazzo Santa Lucia martedì notte. «L’obiettivo ? spiega l’assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano ? è tirare avanti sino al 15 luglio, quando il Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi sul trasferimento oltre regione dei rifiuti campani», superando l’empasse generata dal ricorso della Puglia. «Siti alternativi ? aggiunge Romano ? non ne abbiamo». Proprio Romano ieri ha stanziato 11 milioni per il completamento di tre impianti di compostaggio. Tornando alla gestione ordinaria, il piano in atto riesce a far fronte solo alla produzione giornaliera del capoluogo campano, pari a circa 1.200 tonnellate. E così ci sono poco più di 2.400 tonnellate non smaltite che ingombrano strade, ostruiscono passaggi e con il caldo rendono l’aria irrespirabile. Il centro della città soffoca tra cattivo odore e sacchetti sui marciapiedi, con il grande disappunto dei commercianti spesso costretti a tenere chiuse le saracinesche e gli allarmi lanciati dai ricercatori che non escludono il rischio epidemie. Sacchetti abbandonati in via Toledo, cumuli a piazza Municipio, a pochi metri dalla sede del Comune. In via Santa Brigida, il muro di rifiuti su uno dei marciapiedi, che due giorni fa aveva scatenato una delle numerose proteste da parte dei cittadini, è stato rimosso, ma i cassonetti sono ancora colmi. Attivi gli stir di Giugliano, Tufino e Caivano e la discarica del quartiere Chiaiano di Napoli. L’unico impianto a lavorare ancora quantitativi consistenti è comunque quello di Giugliano, dove ieri sono state scaricate 600 tonnellate di immondizia, mentre 400 ne sono andate a Tufino, 100 a Chiaiano e solo 50 a Caivano. Per tutto il resto, si attendono tempi migliori.


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