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Sindaci contro alleanze obbligate
Enti locali. I Comuni chiedono di stoppare il Dpcm sulle gestioni associate

MILANO – Fermare il Dpcm sulle gestioni associate obbligatorie per i Comuni fino a 5mila abitanti, e riaprire una discussione con i diretti interessati sulle modalità per attuare l’obbligo previsto dalla manovra estiva 2010. È la reazione dei sindaci al decreto (anticipato sul Sole 24 Ore di ieri) che vorrebbe avviare associazioni «progressive» tra i piccoli Comuni, traducendo in pratica l’obbligo di unire le forze per gestire le funzioni fondamentali introdotto dal Dl 78/2010. Il testo, in realtà, solleva più di un problema applicativo: le funzioni fondamentali da mettere in comune sono quelle elencate dalla legge delega sul federalismo fiscale, e riguardano amministrazione generale (nei limiti del 70% della spesa), polizia locale, istruzione pubblica, viabilità e trasporti, territorio e ambiente (tranne l’edilizia residenziale pubblica) e settore sociale. Secondo il testo, gli enti sotto i 5mila abitanti (3mila abitanti nei territori montani) dovrebbero gestire in forma associata almeno due funzioni dal 1° gennaio prossimo, almeno quattro dal 2013 e tutte e sei dal 2014. Il tutto senza specificare quali funzioni associare per prime, e secondo quali modalità, con il rischio di creare una geografia frastagliata di aggregazioni ad assetto variabile sul territorio. La regola prevista dalla bozza di Dpcm, poi, contiene in sé lo strumento per aggirare lo scopo stesso della norma inserita in manovra, quello di «razionalizzare» le gestioni dei piccoli Comuni prevedendo aggregazioni di almeno 5mila abitanti: il limite demografico minimo, infatti, sarebbe pari al quadruplo degli abitanti nel Comune più piccolo, in modo che chi si allea con un mini-ente può fermarsi molto sotto la soglia dei 5mila. Gli amministratori locali contestano in toto la norma, che dovrebbe essere presentata dal Governo (come informativa) nell’Unificata del 7 luglio, visto lo slittamento della riunione prevista ieri. «Chiediamo al Governo di non dare ulteriore corso al provvedimento – spiega Enrico Borghi, vicepresidente Anci con delega alla montagna – e di confrontarsi con noi, perché nel merito abbiamo una serie di rilievi da sollevare». Sempre ieri, l’associazione dei Comuni è tornata a chiedere una nuova proroga (al 30 luglio) per il termine entro il quale approvare il bilancio preventivo (dopo l’ultima proroga la scadenza è ora fissata al 30 giugno). A motivare la nuova richiesta è la mancata pubblicazione dei decreti che sostituiscono gli ex trasferimenti erariali con le compartecipazioni e la perequazione. Si tratta di poste essenziali per i conti del 2011, rese urgenti anche dal calendario delle amministrazioni locali: entro giugno dovrebbero essere erogati ai sindaci i due terzi delle nuove spettanze (nel vecchio sistema giugno era il mese della seconda rata dei trasferimenti), per evitare di aprire un buco nella gestione di cassa dei sindaci.


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