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«Pareggio nel 2014 obiettivo etico»
LA MANOVRA - Le decisioni del Governo

ROMA – Il pareggio di bilancio nel 2014 non risponde a un calcolo “ragionieristico”. «È un obiettivo politico e quindi civile, etico e morale, una scelta di responsabilità nei confronti dei cittadini e delle nuove generazioni». Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti commenta così, al termine del Consiglio dei ministri, il varo della manovra da 47 miliardi, concentrata per gran parte sul biennio 2013-2014, che negli intendimenti del governo dovrà completare il percorso di riduzione del deficit avviato nel 2008, così da centrare l’ambizioso obiettivo di un bilancio prossimo al pareggio. «Di questo sono convinti tutti i ministri, perché non c’è sviluppo senza rigore», gli fa eco il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Risanamento a orologeria, patata bollente nelle mani del prossimo governo? «Nei computer di Bruxelles non c’è la voce elezioni», replica Tremonti. «Avremmo potuto fare la manovra a ottobre. Abbiamo preferito anticiparla all’estate, come facciamo dal 2008». Del resto, finora il tragitto è stato percorso per tre quarti, poiché gli obiettivi sul biennio 2011-12 «sono stati tutti pienamente centrati». Dunque per il ministro dell’Economia non vi è alcun «calcolo elettorale». Non si sono alternative, per chiunque sarà chiamato a governare nei prossimi anni. Berlusconi conferma: «Abbiamo messo insieme una manovra di assoluto buon senso, per rispettare gli impegni europei e le obbligazioni che ci vengono dal mercato. Un paese veramente solido non deve vivere al di sopra delle proprie possibilità». Nessuna blindatura preventiva, si discuterà in Parlamento, «valuteremo anche le proposte dell’opposizione», ma alla fine «ci sarà il voto di fiducia». Il premier rivendica al governo il merito di non aver «messo le mani nelle tasche degli italiani», con l’eccezione di «quel piccolo contributo» chiesto a chi possiede auto di grossa cilindrata. In sostanza «la tassa sui Suv», che sembrava uscita dal testo della manovra – osserva Berlusconi – «resta». Tremonti esordisce rinnovando il suo apprezzamento per l’intesa che definisce “epocale”, raggiunta tra le parti sociali in materia di rappresentatività delle sigle sindacali ed esigibilità dei contratti aziendali. «Questo accordo interconfederale proietta il nostro sistema produttivo dentro la globalizzazione». Quanto alla manovra, il ministro dell’Economia pone l’accento soprattutto sul combinato di «rigore e sviluppo», e dunque in particolare sulla previsione di un maggior favore fiscale per i nuovi contratti frutto dell’accordo raggiunto tra le parti sociali, «la liberalizzazione nel collocamento al lavoro», la «radicale riforma del processo civile». E ancora l’election day, l’accorpamento di fatto dell’Ice al ministero degli Esteri, la previsione che dalla prossima legislatura i costi della politica saranno allineati agli standard europei: non sono tagli decisivi per il risanamento dei conti pubblici, e tuttavia significativi perché «non puoi ridurre se non ti autoriduci». L’idea è di attivare una commissione guidata dal presidente dell’Istat che operi in raccordo con Eurostat: «Si fa la media dei sei più grandi paesi dell’area dell’euro, e si prende esattamente quella. Non di più, non di meno. Ci sembra che questo aggancio sia un modo giusto per trovare un equilibrio». Nella manovra – spiega il titolare dell’Economia – è previsto altresì un forfait fiscale del 5% complessivo riguardo alle imprese fatte dai giovani fino a 35 anni, con una durata di 5 anni». Misure che riguardano anche «le persone escluse dal mondo del lavoro come i cassintegrati». Una norma che Berlusconi definisce «molto coraggiosa». Nel complesso, il decreto è per Tremonti «un mix equilibrato tra la correzione dei conti e le misure per lo sviluppo». In Italia – conclude esponendo la ratio del disegno delega sul fisco – c’è «un enorme bacino di evasione fiscale che può e deve essere ridotta. Abbiamo cominciato a recuperare risorse, ma c’è ancora da fare».


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