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Mentre Tremonti taglia i commessi ingrassano
IL PUNTO

Diciamola come va detta, posticipando distinguo e precisazioni: mentre Tremonti taglia, i commessi della Camera ingrassano. Cioè? Cioè l’altro ieri l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha firmato l’accordo con le rappresentanze sindacali dei 1.820 dipendenti della Camera (tre per ogni deputato! Però!) che dopo sette anni hanno così rinnovato il proprio contratto. Le notizie ufficiali sono state di genere austero e severo: le assenze reiterate per malattie penalizzate; le agevolazioni per le cause di servizio ridotte o annullate; le retribuzioni maggiori frenate; bloccati i meccanismi di adeguamento retributivo eccetera. Diciamo subito che, considerando che il regime contrattuale storico di questa piccola casta di privilegiati era a dir poco profumato, questo marchingegno normativo gli fa il sollecito. Ma la cosa più bella è non l’omissione ma la dissimulazione «nonchalante» di un piccolo-grande particolare: che cioè i 1.820 dipendenti incasseranno un aumento di stipendio del 3,2%. Tecnicamente: «Una misura economica nell’arco di un triennio, entro i limiti percentuali previsti per il biennio contrattuale 2008-2009 dal decreto legge 78 del 2010 per il personale dipendente delle pubbliche amministrazioni». Tradotto: un aumento. Sì, avete letto bene: mentre gli statali, tutti gli altri, vengono inchiodati ai loro bassi stipendi e mentre il governo prepara la stangata, i dipendenti di Montecitorio ingrassano. E veniamo ai distinguo e alle precisazioni. I salari di commessi & C. erano fermi inchiodati da sette anni, e oggettivamente dal 2004 ad oggi un po’ di inflazione c’è stata: l’aumento, insomma, copre la lunga «vacanza contrattuale», per dirla in sindacalese. Non è un aumento vero e proprio, insomma secondo i sacri testi delle relazioni industriali. Peccato che invece, secondo la tasca, di fatto lo sia. Dopo sette anni, il regime retributivo di una famiglia si stabilizza su determinati livelli, che non prevedono attese messianiche di futuri recuperi: a fine mese i soldi erano quelli, punto e basta. E adesso aumentano! Non si sa neanche quanto sia opportuno indignarsi. Forse è più giusto deprimersi, per i segnali che ormai non fa altro che dare l’apparato pubblico. Tutto sembra finto, come un’enorme Cinecittà dove i telespettatori ogni cinque anni votano in funzione di quanto gli uni o gli altri attori siano intanto riusciti ad abbindolarli. E ogni tanto qualche episodio svela la cartapesta che si nasconde dietro le scenografie e fa capire i bluff.


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