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Costi della politica, tempi lunghi
LA MANOVRA - Riduzioni di spesa

ROMA – La casta resiste. Per adesso ci si deve accontentare di un taglio del 10% dei rimborsi elettorali ai partiti. La riduzione dei costi della politica è in gran parte affidata nel decreto a un’apposita Commissione per adeguarli nella prossima legislatura alla media europea. «Sarà presieduta dal presidente dell’Istat e partecipata dai maggiori esperti che lavorerà in connessione con Eurostat», spiegano Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti subito dopo la conclusione del Consiglio dei ministri, che annunciano anche tagli a auto blu e aerei di Stato. Il tentativo di mettere una stretta sulle indennità dei parlamentari, dei consiglieri regionali, provinciali e comunali nonché su quelli di altre cariche pubbliche è affidato dunque a tempi lunghi. Alla fine è stata scelta la strada più indolore. Una decisione giunta al termine di una riunione ad hoc, per la quale è stato sospeso il Consiglio dei ministri sulla manovra. L’obiettivo ? hanno sottolineato il premier e il ministro dell’Economia ? resta quello di abbassare i costi della politica in Italia, uniformandoli a quelli medi dei sei principali Paesi europei. «Vogliamo attivare una commissione presieduta dal presidente dell’Istat con i migliori esperti e prendere come riferimento la media dei paesi dell’area Euro», ha detto Tremonti, che aveva esordito sostenendo: «Senza la riduzione dei costi della politica non entri nella stanza della manovra, perché non puoi chiedere se non dai, non puoi ridurre se non autoriduci. Le formule che abbiamo concordato sono di rinvio alle prassi europee: pensiamo di adottare un paradigma europeo per quanto riguarda il costo dei parlamentari e delle cariche pubbliche». Alla fine quindi si è deciso per un percorso soft. Una decisione motivata anche dalla necessità di rispettare l’autonomia dei diversi organi costituzionali, a partire da Camera e Senato, ma non solo. Nello studio messo a punto dai capigruppo parlamentari della maggioranza venivano indicate anche altre istituzioni e organi come le authority o le società a partecipazione pubblica, le cui indennità non hanno nulla da invidiare a quelle dei parlamentari. Se l’impegno dei tagli verrà rispettato, in futuro dovrebbero ridursi sensibilmente non solo le indennità ma anche tutti quei servizi/benefit che di cui oggi possono usufruire molte autorità. Sulla riduzione del 10% dei rimborsi elettorali ai partiti è plausibile che il governo e la maggioranza contino sulla “solidarietà” dell’opposizione. La convergenza su misure finalizzate a restringere i cordoni della borsa va infatti ben al di là delle posizioni politiche. Berlusconi da parte sua ci tiene comunque a far sapere che il suo stipendio da premier, di 2.400 euro, lo devolve in beneficenza.


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