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Rinnovabili, tagli congelati
LA MANOVRA - Energia e infrastrutture

Paolo Romani, Pdl, ministro dello Sviluppo economico, stoppa Roberto Calderoli, Lega Nord, ministro della Semplificazione. E congela il taglio della bolletta ottenuto sforbiciando gli incentivi alle fonti rinnovabili, lo smantellamento del nucleare e il “bonus sociale” per i poveri. È accaduto ieri pomeriggio durante il Consiglio dei ministri. Calderoli da giorni proponeva un taglio delle bollette di luce e gas aggiungendo due articoli semplici alla manovra: per ridurre il costo dell’energia, «dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010». Calderoli stimava che questo passo avrebbe ridotto la bolletta del 3%. Un gesto di forte impatto emotivo, ma reso poco visibile dal fatto che proprio ieri l’Autorità dell’energia con l’aggiornamento trimestrale ha rincarato a partire da oggi le bollette di gas e luce, rendendo impercettibile il beneficio sulle tariffe. E creando paura nei settori interessati. Si sarebbero ridotte le entrate per la Sogin, le cui spese sullo smantellamento del nucleare italiano sono già nell’attenzione dei parlamentari; sarebbero stati sforbiciati i contestatissimi sussidi Cip6. Ma soprattutto la bozza Calderoli avrebbe scompigliato (per la quarta volta in pochi mesi) il settore delle energie rinnovabili e gli investimenti che vi sono correlati. Ne sanno qualcosa le imprese di leasing aderenti all’Assilea, le quali oggi presentano a Milano uno studio condotto con il Politecnico di Milano (dipartimento di ingegneria gestionale) sulle modalità finanziarie che caratterizzano la realizzazione dei progetti nel settore delle fonti rinnovabili di energia. Controproducente per l’immagine della Lega Nord sarebbe stata un’altra conseguenza della bozza Calderoli: sarebbero stati tagliati anche i “bonus”, gli sconti che l’Autorità dell’energia dà alle bollette del gas e della luce per 3,6 milioni di famiglie povere, pari a 500 milioni di euro di ribasso nell’aggiornamento tariffario di oggi (si veda l’articolo qui sotto). Proteste a non finire di fronte all’ipotesi di taglio degli incentivi alle fonti rinnovabili. Proteste di ecologisti e di imprese. Qui se ne cita una selezione ristrettissima, a titolo puramente indicativo. Ecco Adolfo Spaziani, direttore della Federutility (l’associazione delle aziende di servizi pubblici locali): «Non si può rimettere continuamente in discussione il livello degli incentivi destinati allo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Se il governo vuole ottemperare agli obblighi comunitari finalizzati alla riduzione delle emissioni di CO2 deve mettere una volta per tutte le imprese in condizione di investire». Flavio Sarasino, che guida la piccola e combattiva associazione Federpern: «Si condannerebbero senza rimedio le piccolissime centrali idroelettriche». L’Assoelettrica, l’associazione confindustriale delle aziende elettriche: «Vuol dire togliere ogni certezza agli investitori, colpendo un intero comparto industriale nazionale e danneggiando la credibilità del nostro paese». Nel frattempo si annuncia battaglia parlamentare su altre voci di costo della bolletta. Il dipietrino Gabriele Cimadoro e il deputato pd Vico Ludovico hanno presentato due diverse interrogazioni parlamentari sui sovraccosti in bolletta indotti dal Gestore dei servizi energetici e dal nuovo vertice dell’Autorità dell’energia, come il doppio “stipendio” di commissario dell’Autorità dell’energia e di consigliere di Stato (in tutto, molte centinaia di milioni l’anno) che assomma il braccio destro di Calderoli, cioè il leghista Luigi Carbone.


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