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Bilanci prorogati al 31 agosto
Ok al rinvio in Conferenza. Scalda i motori il decreto sull'armonizzazione dei sistemi contabili

Grandi manovre sui bilanci. Ieri c’è stato il via libera, da parte della Conferenza stato-città alla proroga dei termini per l’approvazione dei bilanci preventivi dei Comuni: su proposta del ministro dell’interno, e in seguito a una richiesta Anci, è stato infatti deciso lo slittamento al 31 agosto prossimo (terzo rinvio dopo quello al 31 marzo e quello al 30 giugno). Intanto il decreto legislativo sull’armonizzazione dei sistemi contabili approvato in via definitiva lo scorso 9 giugno e in corso di pubblicazione introduce l’obbligo, per regioni ed enti locali, di consolidare i propri bilanci con quelli dei propri enti e organismi strumentali, aziende, società e altri organismi controllati. Il bilancio consolidato dovrà essere approvato entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello cui si riferisce (art. 18) e dovrà essere redatto secondo schemi comuni, che saranno definiti con ulteriori, futuri decreti, all’esito di un periodo di sperimentazione di durata biennale (artt. 11 e 35). Si tratta di una novità importante, fortemente suggerita dagli esperti contabili e più volte sollecitata anche dalla Corte di conti, che ha da tempo acceso un faro sulla proliferazione di enti, spesso formalmente privati, che tuttavia orbitano nella stessa galassia delle pubbliche amministrazioni, dalle quali dipendono (in tutto o in parte) sul piano organizzativo, gestionale e soprattutto finanziario. Come noto, infatti, la complessità delle dinamiche della finanza pubblica degli ultimi anni ? caratterizzate, da un lato, da impellenti necessità di riduzione e di razionalizzazione delle spese, dall’altro e contestualmente, dalle accresciute esigenze di erogare servizi e prestazioni, sia pure, inevitabilmente, in modo più efficiente ed economico ? ha determinato diffusi fenomeni di esternalizzazione, perlopiù attraverso la costituzione di società di capitali interamente o prevalentemente partecipate dal sistema pubblico. Si tratta di una tendenza comune a tutti i livelli di governo, ma che si presenta con particolare intensità nelle regioni e negli enti locali, costretti a fare i conti, da un lato, con le accresciute competenze ad essi spettanti, dall’altro, con la crescente rigidità del Patto di stabilità interno. Spesso (anche se non sempre), infatti, il ricorso all’esternalizzazione cela finalità elusive dei vincoli di finanza pubblica, solo in parte contenute dai sempre più frequenti interventi del legislatore e della stessa magistratura contabile. In un tale contesto, i bilanci pubblici, per fornire una rappresentazione autenticamente veritiera e corretta delle risultanze della gestione delle diverse amministrazioni, sono chiamati a ricondurre ad un’unità contabile la sempre più frequente complessità degli assetti organizzativi. Il bilancio consolidato è certamente lo strumento adatto a realizzare tale importante finalità. La sua introduzione come adempimento obbligatorio, che va certamente salutata con favore, impone tuttavia alcune accortezze, in particolare con riguardo a quei casi in cui, tramite il consolidamento, un ente debba incorporare eventuali perdite di esercizio delle società (o, più in generale, delle entità) da esso controllate o partecipate. Come correttamente evidenziato dalla Commissione parlamentare bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale, in tali casi occorrerà individuare le modalità più idonee per assicurare la salvaguardia degli equilibri economico-finanziari degli enti interessati, anche attraverso l’adozione di piani di rientro articolati su base pluriennale. In tal senso, anche la struttura del Patto di stabilità interno dovrà giocoforza essere differenziata per tenere conto di passività in precedenza almeno in parte) occultate sul piano contabile ma il cui impatto sui bilanci pubblici sarà ora (come auspicabile) pienamente esplicitato, quantificabile e talora devastante. Il recente caso del Comune di Palermo, i cui (già precari) equilibri di bilancio rischiano di essere definitivamente compromessi dalle «voragini» emerse dai conti delle partecipate, dovrebbe insegnare qualcosa.


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