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La crisi taglia i costi della politica Ue
Risparmio e mercati - Le modifiche alla manovra

Tempi di crisi e di tagli alla spesa pubblica per evitare default. Tempi in cui la politica che chiede sacrifici ai cittadini deve dare il buon esempio nel tirare la cinghia. Anche l’Olanda, paese a tripla A, sente il dovere morale di ridurre i costi della politica. Sabato scorso il Governo dell’Aja ha preparato un disegno di legge che riduce di un terzo le dimensioni di entrambe le Camere, in quello che viene spiegato come «parte di uno sforzo per creare un Governo più snello ed efficiente». L’emendamento costituzionale proposto ridurrebbe il numero dei deputati nella Camera bassa da 150 a 100, e nella Camera alta da 75 a 50, ha spiegato il ministero degli Interni olandese. Un sentimento isolato dei “falchi” olandesi? Non proprio. Anche a Londra il premier britannico David Cameron, che ha avviato una politica di bilancio più rigida di quella di Margaret Thatcher con una correzione da 125-140 miliardi di euro entro il 2015 per tre quarti sul fronte delle spese, ha proposto di ridurre il numero dei parlamentari e ha tagliato i benefit complessivi dei deputati. Taglio effettuato in occasione dello scandalo dei rimborsi falsi delle spese dei politici inglesi che ha imperversato per settimane sui tabloid del paese. Cameron ha anche ostacolato la riforma elettorale dei liberaldemocratici solleticando il portafogli dei britannici e denunciando i costi elevati di un’eventuale modifica, ipotesi poi uscita battuta al referendum. Anche Madrid, assediata dagli indignados, ha recepito il messaggio sul taglio dei costi della politica. Con le due ultime manovre il Governo Zapatero si è dato l’obiettivo di recuperare più di 50 miliardi di euro. Nel maggio 2010 il Governo ha dato il buon esempio tagliando le buste paga dei suoi componenti di un 15%, iniziativa a cui hanno poi aderito anche i parlamentari. E la Merkel? Il Governo tedesco ha fatto della stabilità un’idea guida del suo programma: l’Esecutivo ha presentato un programma quadriennale di riduzione del deficit a 31,5 miliardi nel 2012 per arrivare a 13,3 miliardi nel 2015. In questa ottica la politica non ha dovuto tagliare molto visto che i deputati tedeschi sono già ora 661 contro il nostro migliaio, ognuno guadagna 7.009 euro al mese contro la paga base dei nostri deputati pari a 11.704. A Berlino inoltre, Stato federale per eccellenza, ovviamente non esistono le province come in Italia e deputati regionali o consiglieri comunali si fanno bastare poche migliaia di euro al mese. I tagli non sono mancati neppure ad Atene che a novembre scorso ha ridotto il numero dei rappresenanti delle province. La riforma (chiamata Kallikrates) dell’organizzazione statale ha eliminato le 57 province sostituendole con 13 macroregioni e ha ridotto accorpandoli il numero dei municipi da 1.034 a 325. A Corfù ad esempio da 13 sindaci ne è rimasto uno solo. Il 20 giugno scorso il premier socialista George Papandreou ha rilanciato la proposta di un referendum per decidere una riforma della Costituzione tesa a rivedere il sistema elettorale e abolire privilegi e immunità per ministri e deputati. Nella riforma sarebbe compresa una riduzione dei deputati dagli attuali 300 a 200. All’appello sui tagli della politica, per ora in Europa, manca solo l’Italia.


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