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Fannulloni, Renzi fa retromarcia
Il sindaco di Firenze corregge il tiro, dopo i complimenti di Brunetta e la valanga di critiche

Renzi, dopo aver tentato di rottamare i dipendenti del suo comune accusandoli pubblicamente di comportarsi come tanti Fantozzi, tutti in fila per uscire dagli uffici un quarto d’ora prima del suono della campanella, e dopo aver ricevuto solo i complimenti del «nemico» Renato Brunetta e tante proteste, fa retromarcia. Per non rischiare di essere rottamato dalle proteste e dal boicottaggio dei pubblici impiegati scende a miti consigli scrivendo a tutti un’accorata lettera dove specifica che non voleva colpire tutti ma solo le mele marce che si annidano tra i lavoratori di Palazzo Vecchio. Scoperta lapalissiana, che all’interno di un esercito di oltre 5 mila dipendenti possano esserci delle mele marce, che ha tutto il sapore di una frettolosa retromarcia e di aver gettato la pietra e subito nascosto la mano. Sabato, in un’intervista pubblicata su SportWeek, il magazine della Gazzetta dello Sport, Matteo Renzi si lamentava di «com’è dura essere giovani in Italia». E poi verso la fine del colloquio, dopo aver esaltato i dipendenti di Google che lo hanno lasciato folgorato quando è andato a visitare la sede di Mountain View («Niente badge, campi da ping pong, la parete per l’arrampicata»), ha tentato un forzato parallelismo con quelli del suo comune, andando giù duro nel giudizio. «Mi piacerebbe che al comune di Firenze si lavorasse così», ha spiegato Renzi, «invece mi ritrovo coi dipendenti che timbrano alle 14 e già un quarto d’ora prima sono in coda col cappotto, pronti per uscire_ Chiamarli Fantozzi sarebbe far loro un complimento». Provocazione con i fiocchi da ottimo comunicatore, tanto che un paio di quotidiani nazionali hanno subito rilanciato. Ma era il week-end e la maggior parte dei dipendenti pubblici, come si sa, riposa. Da lunedì le cose sono rapidamente cambiate. Tra proteste, musi lunghi, mail di fuoco al sindaco e i complimenti soltanto di Brunetta, un bacio della morte del nemico, come quello di Silvio Berlusconi dopo la visita ad Arcore che gli aveva creato non pochi problemi nella sua coalizione. E pensare che proprio nella stessa intervista aveva criticato il ministro della pubblica amministrazione dicendo che «non ho voglia di sprecare energie parlando di Brunetta». Evidentemente questa volta qualcosa non ha funzionato nella sua provocazione, se ha fatto piacere solo a chi aveva tentato di colpire. E allora, dopo un rapido summit, ecco il dietrofront. Con una lettera scritta ai «cari colleghi del Comune di Firenze» che «ringrazio per aver deciso di condividere con me i vostri dubbi, le vostre critiche e anche i vostri suggerimenti. Grazie davvero_.». Per poi specificare che non è che sono tutti fannulloni o fantozziani ma «non mi sembra un gesto bello che verso le 13.45-13.50 in alcuni uffici del vomune si formi una piccola coda di persone in attesa di strisciare l’uscita e andarsene_ ridono di noi, perché vedono in un colpo solo certificati tutti i luoghi comuni che danneggiano l’immagine del dipendente pubblico. Personalmente ci soffro e mi dispiace».


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