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Sogei, nazionalizzazioni che fanno perdere qualità
IL PUNTO

Le ultime cronache giudiziarie narrano di una Sogei, la società che da sempre gestisce l’Anagrafe fiscale, molto impegnata sul fronte immobiliare. Nella realtà, fino a qualche tempo fa, era un’azienda di eccellenza nel panorama tecnologico italiano. A partire dai primi anni 70 aveva informatizzato la fiscalità post riforma, fino a varare il cosiddetto fisco telematico nella seconda metà degli anni 90. Durante la sua prima vita, Sogei è stata una delle tante società specializzate della galassia Iri: i manager erano scelti all’interno del gruppo e servivano al meglio la concessione che vincolava l’impresa al ministero delle finanze. L’organizzazione privatistica della produzione favoriva la ricerca del miglior servizio per il cliente che, peraltro, aveva sempre la leva contrattuale per chiedere e pretendere miglioramenti nella produttività o nella qualità del servizio ricevuto. Del resto Sogei era stata voluta dall’allora ministro Bruno Visentini anche perché l’Ibm aveva registrato qualche difficoltà nel gestire la mole massiva dei dati fiscali della repubblica e forse anche per contribuire a costruire una sorta di «campione nazionale» dell’Ict. Le referenze e le competenze di Sogei, infatti, potevano tranquillamente essere rivendute anche all’estero. Poi è iniziata la cosiddetta Seconda repubblica e per l’Anagrafe fiscale è iniziato un lento calvario che l’ha condotta dove è oggi: le pagine di cronaca giudiziaria dei media. Durante il secondo governo Berlusconi fu proprio il ministro dell’economia di allora, Giulio Tremonti, a decidere la nazionalizzazione della Sogei, che nel frattempo era stata privatizzata con Telecom Italia dove era stata finita dopo varie operazioni finanziarie interne al gruppo Iri. La società rimane una spa, ma le azioni diventano al 100% dello Stato. Inizia la stagione dei manager esterni di nomina politica, mentre l’azienda, come è norma quando si entra a far parte di quel atipico Club Med innescato dalla tranquillità di un contratto garantito dall’essere in house, si fa sonnacchiosa e per nulla propositiva o innovativa. Cresce l’età media del personale e i costi, come misurato da vari rapporti recenti, lievitano proprio mentre il mercato dell’informatica conosce il peggior ciclo deflativo di sempre. A conti fatti la nazionalizzazione di Sogei ha distrutto valore e non si capisce proprio il perché ciò sia accaduto. Tremonti, quando la decise, doveva anche trovare la visione per fondere Sogei con Consip e razionalizzare le troppe società simili del suo dicastero unificato. Invece non ha fatto nulla e Sogei ha smesso da tempo di fare innovazione per il paese che la paga.


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