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Il Sistri «riesumato» scatterà da febbraio
Ambiente. Torna il monitoraggio elettronico

Il Sistri si riaffaccia nell’iter di conversione del d.l. 138/2011. Dal 13 agosto, il Sistri è stato abrogato dall’articolo 6, comma 2 del decreto, quindi nessuno (tra i gli obbligati) ha iniziato a usarlo dal 1° settembre 2011. Tuttavia, l’emendamento proposto dalla Commissione Bilancio del Senato lo riammette, anche se in maniera cronologicamente più diluita, ma tecnicamente più confusa. La norma relativa al Sistri consta di tre commi: si diluisce il periodo transitorio del “doppio binario” (registri e formulario obbligatori e Sistri facoltativo) che dovrà essere abbandonato da tutti i soggetti dal 9 febbraio 2012. L’emendamento, dunque, abbandona la partenza “a scaglioni” introdotta dal Dm 26 maggio 2011; imprese ed enti cominceranno tutti insieme, a eccezione dei piccolissimi produttori di rifiuti pericolosi che hanno fino a dieci dipendenti. Per tali soggetti la data di inizio sarà decisa da un Dm del ministro dell’Ambiente, ma non potrà essere antecedente al 1° giugno 2012. I vari consorzi per il recupero (dai Raee agli pneumatici, dagli imballaggi alle batterie e agli oli minerali), al pari delle associazioni di categoria, potranno essere delegati per gli adempimenti Sistri. Con un decreto del ministro dell’Ambiente e per la Semplificazione normativa, entro tre mesi dalla conversione del Dl 138/2011, saranno individuate specifiche tipologie di rifiuti. A queste tipologie, in considerazione della quantità e dell’assenza di specifiche caratteristiche di criticità ambientale, ai fini della tracciabilità, saranno applicate le procedure previste per i rifiuti speciali non pericolosi. La criticità ambientale è un parametro che la legislazione tecnica di settore non conosce; pertanto ci saranno dei rifiuti che, pur essendo pericolosi ai fini della nomenclatura generale della gestione, non saranno tali ai fini del Sistri. Si pensi al neon del bar e dell’ufficio o alla lametta del barbiere: tecnicamente sono rifiuti pericolosi ma, se presenti nel futuro Dm, non “subiranno” il Sistri. Vi potranno rientrare anche le migliaia di piccolissimi produttori che il decreto Sviluppo ha fatto slittare a non prima del 1° giugno 2012. Il Senato prevede inoltre che il ministero dell’Ambiente (attraverso il concessionario Sistri) assicuri una immediata verifica tecnica del software e dell’hardware, anche per una eventuale implementazione di tecnologie più semplici rispetto a quelle note. Come? Organizzando test di funzionamento in collaborazione con le associazioni di categoria, per la più ampia partecipazione degli utenti. Il tutto questo dovrà essere fatto entro i tre mesi successivi alla legge di conversione della manovra. L’occasione è propizia affinché la presidenza del Consiglio dei ministri rimuova il segreto di Stato che grava sul Sistri, come chiesto un anno fa dal ministro Prestigiacomo. Tutto da rivedere, dunque, e ristudiare. Però i tre mesi di sperimentazione proposti appaiono sin da ora non sufficienti. Anche in ragione della formazione cui dovranno essere sottoposti gli addetti dei vari impianti, a ridosso delle modifiche gestionali e tecnologiche che necessariamente dovranno intervenire. Ma ora la nuova data di partenza viene definita con legge, e non più con decreto: sarà quindi più complesso chiedere e ottenere proroghe. Intanto sulla «Gazzetta Ufficiale» del 5 settembre è stato pubblicato l’Accordo Stato/Regioni del 27 luglio 2011 per consentire alle Regioni, agli Enti locali e alle Arpa l’accesso al Sistri. Tale atto sarà, però, operativo solo se e quando il Sistri sarà reincardinato nell’ordinamento nazionale.


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