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Amalfi punta al super-bonus: «gettone» in base ai risultati
Il caso

Sono i primi a non crederci. Ma intanto il regolamento prevede l’indennità dei consiglieri tributari al 10% delle somme percepite dall’erario, tra tributi statali e sanzioni, e trasferite al Comune. Per il presidente si parla del 15 per cento. Certo, c’è un tetto massimo: un quarto dei circa 2mila euro percepiti dal sindaco come indennità mensile. Cinquecento euro al mese a testa. Ovvero, 6mila euro l’anno. L’attuale amministrazione del Comune di Amalfi critica l’istituzione dei consigli tributari nei piccoli comuni: «Rischiano di creare conflitti interni alle comunità», commenta il sindaco Alfonso Del Pizzo. «Facciamo quello che ci impone la legge. Ma questo tipo di strumento può diventare vessatorio e pericoloso», gli fa eco il vicesindaco e assessore al bilancio Giovanni Camera. Nei fatti, però, il regolamento del consiglio tributario è stato istituito già nel novembre del 2010, seppur dalla precedente amministrazione. A gennaio è scaduto il termine per l’invio delle candidature per i 5 posti da consigliere, che sono state raccolte dal Comune. Finora nessuna nomina: uno stop forzato dovuto sia alle elezioni di maggio con il rinnovo di sindaco e giunta, sia alle incertezze relative alla manovra di Ferragosto. Camera, che era già in carica nella precedente amministrazione, difende da un lato la decisione di conferire ai consiglieri tributari un’indennità calcolata sul totale dei recuperi: «In molti altri comuni – commenta Giovanni Camera, vicesindaco e assessore al Bilancio e sviluppo economico di Amalfi – è stato istituito un gettone di presenza fisso per i consiglieri tributari. In questo modo, però, si è creato un esborso certo per la pubblica amministrazione, a fronte di un introito tutt’altro che sicuro. Noi abbiamo voluto legare l’indennità dei consiglieri tributari all’efficacia della loro azione, e quindi alle somme effettivamente incassate dal Comune». Dall’altro lato, però, è sempre lo stesso Camera a criticare la reintroduzione di quello che ritiene uno strumento anacronistico e di parte: «I membri sono nominati dal consiglio comunale e quindi, al di là delle competenze dei singoli candidati, la composizione finale del consiglio tributario è frutto di decisioni politiche, di parte». L’assessore mette in dubbio l’efficacia stessa dell’azione del consiglio: «È uno strumento vecchio, un residuo del dopoguerra, quando ancora non esistevano gli strumenti informatici. L’azione del consiglio tributario si “materializza” nel controllo delle banche dati dell’ufficio tributario comunale, a sostegno dell’azione dell’agenzia delle Entrate». Operando a livello locale, il consiglio ha delle informazioni aggiuntive sul tenore di vita dei cittadini che possono essere d’aiuto nella lotta all’evasione. «Ma il fisco, oggi, ha tutti gli strumenti informatici per svolgere autonomamente il proprio lavoro – conclude Camera – Il compito di accertamento sulle imposte dovrebbe essere riservato all’agenzia delle Entrate».


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