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Appello alle Entrate per l'accesso agli archivi
Bologna

Finora l’impegno non è mancato e neanche i risultati. Eppure l’innalzamento fino al 100% degli incassi promessi per la partecipazione all’accertamento rischia di non portare a un miglioramento effettivo per i Comuni. È la considerazione che arriva dagli uffici dell’amministrazione comunale di Bologna. La convezione con le Entrate è stata stipulata a maggio 2009. Da allora sono state oltre 1.100 le segnalazioni inviate, con una maggiore imposta accertata di circa 3 milioni e 300 mila euro e un riscosso di quasi un milione e mezzo di euro. I maggiori recuperi, in termini economici, si sono registrati nell’ambito dei beni indicativi di capacità contributiva, nel campo dell’urbanistica e del territorio e in quello del commercio e delle professioni. Per ottenere questi risultati, il Comune ha utilizzato diverse “armi”: tre addetti comunali e un gruppo di lavoro per le indagini e l’operatività sul territorio, la gestione integrata delle banche dati di diversi settori comunali, dall’anagrafe all’edilizia e urbanistica, utilizzando anche elaborazioni informatiche ad hoc, ed il coinvolgimento trasversale degli uffici comunali interessati (dalla polizia municipale a quello delle licenze commerciali), con coordinamento in capo all’ufficio delle Entrate. È stato istituito anche un consiglio tributario, con funzione di “collettore” tra le varie istituzioni coinvolte. Eppure l’amministrazione comunale bolognese lancia un appello all’agenzia delle Entrate perché si impegni effettivamente a controllare le segnalazioni arrivate dagli enti locali e metta a disposizione dei comuni ulteriori banche dati per l’attività di segnalazione, quali quelle relative ai patrimoni mobiliari, agli autoveicoli e alle imbarcazioni. Secondo il vicesindaco con delega al Bilancio, Silvia Giannini, «già oggi la capacità di segnalazione del Comune di Bologna è superiore alla attività di accertamento delle Entrate, quindi è fondamentale per la buona riuscita dell’operazione che sia potenziata anche l’attività dell’Agenzia stessa, altrimenti il rischio è che si dia per scontata una entrata che invece i comuni non vedranno mai, non governando interamente il processo, come invece avviene per la ricerca evasione dei tributi locali». In sostanza, il rischio paventato è che i comuni segnalino posizioni che produrrebbero accertamenti dovuti dal punto di vista del comune e nell’ottica della equità fiscale, ma non economicamente “rilevanti” dal punto di vista dell’Agenzia. Con un impiego di tempo e risorse cui non corrisponde un concreto ritorno.

IL NUMERO 1.116
Le segnalazioni
Le «informazioni» inviate dal Comune di Bologna agli uffici dell’agenzia delle Entrate


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