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Giunta al maschile, accuse a Maffei. A protestare sono le donne del Pd
Messina: non si pensi solo agli equilibri politici. Il sindaco è alle prese con il probabile rimpasto

BARLETTA — «Il sindaco e i partiti non pensino solo agli equilibri politici. È arrivato il momento di pensare anche alla partecipazione delle donne alla giunta». Dopo tanti uomini e tante richieste di poltrone, a parlare è una donna, Assuntela Messina, componente (barlettana) della segreteria provinciale e regionale del Pd.
Con l’obiettivo, ovvio, di squarciare il silenzio di un’assenza molto rumorosa a Barletta: quella delle donne, appunto, che non sembrano avere molta fortuna nemmeno nel partito di maggioranza relativa, il Pd, che conta 13 consiglieri, tutti uomini. Ma se il voto non si può indirizzare in favore delle donne, almeno la scelta degli assessori dovrebbe essere più semplice. E, invece, a Barletta il Maffei bis sta per ora replicando l’ultimo periodo del primo mandato, che si chiuse con sei assessori tutti uomini. In barba, allo stesso statuto comunale che garantisce la presenza di genere, oltre che alle stesse normative nazionali. «Maffei – ricorda la professoressa Messina – aveva assicurato la presenza di tre donne in giunta, poi di due e poi ne ha nominata una che non ha accettato. E, ora, c’è una giunta provvisoria con otto uomini e nemmeno una donna». Insomma, un’altra gatta da pelare per Maffei, già alle prese con la difficoltà nel garantire gli equilibri all’interno della coalizione, dopo alcune defezioni registratesi a pochi mesi dalle elezioni: La Buona Politica ha perso due consiglieri su tre; Sel ha perso gli unici due che aveva; il Pd si ritrova, invece, con 13 consiglieri, pur avendone eletti 10. Cambiamenti non da poco, che dovrebbero – a rigor di logica – avere ripercussioni sulla composizione della giunta giacché al Pd erano stati promessi quattro assessori e il presidente del Consiglio (quando di consiglieri ne aveva solo 10), a La Buona Politica uno con funzioni di vicesindaco (a fronte di tre consiglieri eletti) e a Sel un altro (quando i consiglieri erano due). La Buona Politica continua semplicemente a rivendicare un assessore, che non è quello nominato nella giunta provvisoria, cioè Michele Maffione scelto tra i primi non eletti. E ha posto un termine di 14 giorni (dal 21 settembre scorso) a Maffei per nominare la nuova giunta, con il nome dell’assessore indicato dalla segreteria.
Sel non intende, invece, rinunciare all’assessore attuale (Salvatore Mazzarisi), pur avendo perso tutti i consiglieri. Mentre nel Pd l’area del consigliere regionale Filippo Caracciolo comprende ora otto consiglieri, contro i cinque di quella di Ruggiero Mennea. E forse potrebbe accampare altre pretese. Maffei non avrebbe preso alcuna decisione su come accontentare tutti. Comprese le donne. E al momento tutte le strade sono percorribili. Anche quella di cambiare semplicemente l’assessore de La Buona Politica (togliendo l’assessorato a Michele Maffione per darlo a Sabino Dicataldo), così come già fatto per la Federazione della Sinistra (Pietro Sciusco ha preso il posto di Mimmo Caporusso, che aveva chiesto di essere sollevato dall’incarico per impegni personali). Il sindaco Maffei sull’argomento non rilascia dichiarazioni. Il segretario provinciale, Andrea Patruno, invece, sostiene che «ogni discussione sulla giunta è rinviata a dopo il 4 ottobre, quando è fissato il Consiglio comunale sugli equilibri di bilancio». Proprio il 4 ottobre scadono però 14 giorni dell’ultimatum de La Buona Politica.


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