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«Basta certificati antimafia» Proposta Brunetta, è bufera
Burocrazia. Il ministro: va prodotto d'ufficio senza vessare imprese e cittadini

ROMA – La replica del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è arrivata con un inequivocabile flash d’agenzia di stampa poco dopo la dichiarazione a sorpresa del titolare della Funzione Pubblica. Renato Brunetta l’ha sostenuto convinto: «Perché famiglie e imprese devono fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha già in casa? Basta certificato antimafia. Basta pacchi di certificati per partecipare ai concorsi». Maroni gelido ribatte: «La certificazione antimafia non può essere modificata perché è uno strumento indispensabile per combattere la criminalità organizzata e, in particolare, per contrastare le infiltrazioni malavitose negli appalti pubblici». Poi, per essere ancora più chiaro, il responsabile del Viminale ricorda che il governo «ha appena approvato il Codice delle leggi antimafia che ha riscritto la normativa sulla certificazione antimafia per renderla più efficace e rapida, venendo incontro anche alle richieste del mondo delle imprese». Dopo un diluvio di critiche, Brunetta aggiusta il tiro: «Il collega Maroni ha ragione». Ma poi si chiede: «Perché chiedere a un’impresa il certificato antimafia quando l’amministrazione lo può acquisire d’ufficio attingendo alle informazioni in suo possesso?». Ormai la polemica è scoppiata, la politica non perdona e nonostante tutte le ulteriori precisazioni della Pubblica amministrazione – per sostenere che Brunetta non ha mai parlato di abolizione del certifcato antimafia – la sequenza delle critiche di maggioranza e opposizione è stata incessante fino a sera. Tra i primi a protestare, due tra i più prestigiosi magistrati antimafia: il capo della procura di Palermo, Francesco Messineo, e il numero uno della Procura nazionale, Piero Grasso. «La normativa approvata nel Testo Unico antimafia viene già incontro alla semplificazione chiesta dal mondo delle imprese» sottolinea Grasso. Ricorda Messineo: il certificato antimafia è «una complicazione inevitabile se si vuole precludere l’accesso a certe aree economiche a mafiosi o a collusi con la mafia ». Ma le stoccate più velenose al responsabile della Pubblica amministrazione arrivano dal centrodestra. «Brunetta ha perso una buona occasione per tacere» è il commento feroce del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Interviene anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: «Mi dispiace per il mio amico Brunetta ma sul tema del certificato antimafia sono d’accordo con Maroni». Poi Alemanno rincara la dose: «La certificazione antimafia deve al contrario essere resa ancora più pervasiva per evitare ogni forma di infiltrazione». Pollice verso anche da Carlo Vizzini (Pdl), presidente della commissione Affari costituzionali al Senato: «Rispetto alla proposta di Brunetta preferisco intensificare la lotta perché scompaia la mafia e sino ad allora mantenere l’obbligo del certificato antimafia». L’opposizione spara a raffica. «Il ministro Brunetta – afferma Emanuele Fiano (Pd) – propone ora per lo sviluppo del Paese una semplificazione che rischia di indebolire i presidi antimafia di cui ci siamo dotati in questi anni». Sarcastico il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: «Brunetta ha detto una verità e gli va dato atto. A questo governo il certificato antimafia non serve perché dovrebbe applicarlo prima a se stesso». Di Pietro rammenta che «c’è un ministro accusato di mafia (Saverio Romano, ndr) che fra poche ore verrà riconfermato ministro da questo governo» se non passerà, com’è probabile, la mozione di sfiducia.

IL CERTIFICATO

Il rilascio
La Prefettura provvede al rilascio delle certificazioni antimafia (comunicazioni e informazioni antimafia) con le quali viene accertata l’assenza di cause di decadenza, di sospensione o di divieto – di cui all’articolo 10 della legge 31 maggio 1965, n. 575 – e di tentativi di infiltrazione mafiosa nei confronti dei soggetti che intendono instaurare rapporti con la pubblica amministrazione.
La documentazione antimafia deve essere richiesta alla Prefettura dalle Pa e dagli enti pubblici, dagli enti e dalle aziende vigilate dallo Stato o da altro ente pubblico e dalle società o imprese comunque controllate dallo Stato o da altro ente pubblico, nonché dai concessionari di opere e servizi pubblici.
I soggetti privati interessati possono richiedere direttamente la certificazione antimafia, producendo copia della lettera dalla quale risulti che l’amministrazione competente per la richiesta non ha espresso avviso contrario.


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