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Parma, il sindaco con le ore contate maggioranza in fuga dopo il blitz

La lunga e turbolenta notte del sindaco di Parma può avere un solo prologo: le dimissioni. Pietro Vignali, dopo gli arresti per corruzione dell’asses-sore e di diversi dirigenti comunali, tra cui il capo dei vigili, è stato ufficialmente scaricato anche dalla sua maggioranza. Il Pdl, in cui milita Giovanni Paolo Bernini, finito in manette perché lucrava sui pasti dei bambini all’asilo, ha deciso di staccare la spina. «C’è sfiducia. Gli arresti devono portare ad una riflessione su ciò che è bene per la città. Anche obiettivi a brevissimo termine non sono perseguibili in una situazione di grave precarietà politica». A ruota lo ha seguito Parma Civica, movimento del sindaco: «Inutile proseguire il mandato». Vignali ha incassato il colpo, è rimasto in silenzio e asserragliato fino a tardi nel suo ufficio senza rivolgere una parola a una città attonita. «Deve decidere» sussurra il suo portavoce. In realtà il primo cittadino un piano di riserva ce l’ha: sperare di rimandare il consiglio comunale in programma domani e attendere venerdì, giorno in cui dovrebbero arrivare da Roma, confezionati da Gianni Letta, i 50 milioni stornati dall’appalto della metropolitana mai andata in porto. Un risarcimento con cui l’ex pr di discoteche e commercialista lascerebbe la città con le casse un po’ meno disastrate. Il giochino è però stato rovinato da Francesco Arcuri, 29enne pidiellino del gruppo Ipp che ha rassegnato le dimissioni da consigliere di maggioranza togliendo così di fatto alla giunta i numeri per governare. Ora anche altri consiglieri sono pronti ad abbandonare. Il vicesindaco Paolo Buzzi ha provato a mediare cercando di rinviare la seduta consiliare: «In piazza ci saranno gli indignati, temiamo per la nostra incolumità. C’è paura. Chiediamo di spostare la data». Ma i lavori sono stati confermati dal presidente dell’aula Elvio Ubaldi e i cittadini – per nove volte scesi a protestare davanti al municipio – saranno presenti con fischietti, slogan e finte bare per il funerale dell’amministrazione: «Ci saremo comunque, ma stavolta per festeggiare la fine di questa giunta corrotta. Accoglieremo a braccia aperte il commissario prefettizio». Commissario che il Pd chiede dal 24 giugno, giorno in cui per le tangenti sono finiti in manette i primi dirigenti nominati da Vignali. «Una situazione surreale. Sta trascinando la città nel baratro » tuona il centrosinistra. Un vortice che rischia di allargarsi anche dal punto di vista giudiziario: altri politici della giunta sarebbero nel mirino delle Fiamme Gialle e, come ha ricordato il procuratore, ci sono «nuovi reati riguardanti l’assessore in carcere quali l’abuso d’ufficio per aver cercato di togliere le multe al suocero». Tutti motivi che lasciano una sola via d’uscita: le dimissioni. Un addio che, ironia della sorte, si concretizzerebbe proprio mentre va a sentenza il caso Bonsu: il ragazzo ghanese pestato dai vigili e al quale il primo cittadino non ha mai chiesto scusa. Si chiude così, dopo 13 anni, fra mazzette e debiti, l’esperienza civico-berlusconiana dell’unica città capoluogo dell’Emilia Romagna gestita dal centrodestra. Nella città di Verdi, con il Festival alle porte, è suonato il Requiem.


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