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Si possono realizzare ospedali e autostrade a costo zero
Più coraggio nella sfida per far ripartire le infrastrutture senza aggravare i conti pubblici

Le manovre di finanza pubblica di luglio (l.111/2011) e di agosto (l.148/2011), finalizzate a riportare in ordine i conti pubblici e a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014, hanno ulteriormente ridotto le risorse pubbliche da investire nella realizzazione delle infrastrutture. Tre sono le misure che potranno avere ricadute depressive sulle opere pubbliche: a) il taglio dei fondi dei ministeri, che colpirà a partire dal 2012 anche il Fondo aree sottoutilizzate (Fas), destinato, secondo le stime dell’Ance, per circa il 30% alle infrastrutture; b) la stretta sui residui passivi, con la necessità di impegnare le risorse stanziate in conto capitale entro l’anno, per evitare che si trasformino in economie di bilancio l’anno successivo; c) l’irrigidimento ulteriore dei vincoli posti dal Patto di stabilità, che ridurrà ancora le spese di investimento degli enti locali, la contrazione della spesa corrente. Ma gli investimenti nelle infrastrutture rappresentano uno dei motori essenziali della crescita, insieme alla dismissione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e alle privatizzazioni delle aziende pubbliche. In presenza di una situazione ormai cronica di scarsità delle risorse pubbliche e di vincoli sempre più stringenti da parte del Patto di stabilità, la sfida ora è quella di incrementare il coinvolgimento dei capitali privati nelle infrastrutture attraverso il sistema prioritario della concessione e del Ppp (Partnership pubblico privato), e comunque a costo zero per i conti pubblici. Ma non è tutto: oggi la presenza di investitori equity specializzati è ridotta, il costo del debito è sempre più elevato e vi è una scarsa propensione da parte delle banche ad assumere il rischio di mercato, come il rischio traffico, in presenza di contratti di concessione di lunga durata. Al fine della bancabilità e della fattibilità del progetto, anche in presenza di opere tradizionalmente calde, come le autostrade, vengono di regola richieste contribuzioni pubbliche, nella forma del contributo pubblico corrisposto in corso di costruzione dell’opera a favore del concessionario e/o del canone di disponibilità, noto anche come availability payment. Esso viene corrisposto dall’amministrazione dopo che l’opera è stata ultimata ed è entrata nella piena disponibilità e fruizione del concedente pubblico. Risposte concrete si attendono dal decreto per il rilancio delle infrastrutture, già denominato «decreto Tremonti», che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri nelle prossime settimane. La principale misura a costo zero del decreto Tremonti è la defiscalizzazione che potrebbe riguardare Ires e Irap a favore del concessionario. Tali risparmi potrebbero sostituire i contributi statali. Il decreto dovrebbe inoltre prevedere la deducibilità dal reddito d’impresa della concessionaria dell’importo equivalente agli aumenti di capitale destinati ad investimenti in opere di interesse strategico. Quelle destinate ai trasporti dovrebbero invece essere sostenute con il 25% dell’extragettito prodotto dalla nuove norme sull’incremento dell’Iva. È allo studio la possibilità per la società di progetto di emettere bond per finanziare le infrastrutture in project financing. Si tratterebbe di un’alternativa al finanziamento bancario, che consentirebbe, soprattutto nel caso delle opere fredde, come gli ospedali, di incrementare la capacità di finanziamento nelle infrastrutture, coinvolgendo operatori diversi dalle banche (fondi pensione, compagnie di assicurazione, fondi sovrani ecc.) con maggiore liquidità e con una maggiore propensione agli investimenti di lunga durata. I sottoscrittori dei bond potrebbero a loro volta beneficiare di un trattamento fiscale agevolato. Il rilancio delle infrastrutture punterebbe anche su misure di semplificazione e di accelerazione delle procedure autorizzatorie relative alle opere strategiche per le quali, per esempio, verrebbe prevista l’approvazione da parte del Cipe del solo progetto preliminare, qualora venga verificata la coerenza del progetto definitivo rispetto a quello preliminare. Se tuttavia le misure di agevolazione, adottate con il decreto Tremonti ormai in dirittura di arrivo, verranno alla fine limitate a un numero chiuso di circa dieci opere, per quanto strategiche, sarà inevitabile chiedersi quale potrà essere comunque la reale efficacia e utilità di tale decreto, nella prospettiva di un reale e duraturo rilancio delle infrastrutture per la crescita, in un mercato qual è quello attuale.


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