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Il club dei sindaci
Fassino si allea con Pisapia per fare cassa con i tributi

Una nuova mission per tentare di rilanciare l’ormai accantonata e dimenticata alleanza dei sindaci di centrosinistra dell’Italia settentrionale: fare soldi. Ovvero collaborare tutti insieme, incrociando banche dati ed esperienze per massimizzare la lotta all’evasione fiscale recuperando quanti più tributi possibile per rimpinguare le casse comunali. A maggior ragione dopo la manovra di agosto, in base alla quale tutto il frutto di questa lotta all’evasione dovrebbe restare nelle casse degli enti. I nuovi sindaci del centrosinistra eletti la scorsa primavera, da Piero Fassino a Torino a Giuliano Pisapia a Milano e Virgilio Merola a Bologna avevano promesso la rivoluzione. Una massa critica da trasformare quasi in un partito politico e comunque in una sorta di alleanza antileghista che avrebbe rappresentato la voce del nord, dettato la linea e dato ricette anche al centrosinistra nazionale. Poi, complice la crisi economica ancora più dura, ma soprattutto le invidie e la difficoltà per ciascuno di mollare qualche minuto di visibilità al collega, tutto è stato accantonato. Ora ci riprovano, da Fassino a Pisapia, uniti dal denaro. Tutto era partito da Merola che, appena eletto, aveva lanciato l’idea di dover unire le forze per fare qualcosa, «a partire dall’Expo 2015». Il collega di Torino, politicamente più navigato degli altri, aveva annusato le potenzialità dell’idea e aveva deciso di rilanciare. Non soltanto l’Expo, ma quasi un comitato permanente allargato anche agli altri primi cittadini di capoluoghi del Nord come Giorgio Orsoni a Venezia e Marta Vincenzi a Genova, in maniera da diventare un sol gruppo. E si era detto disponibile a ospitare la prima riunione. E qui sono partite le premi rimostranze di Merola, vistosi scippato dell’idea che in estate hanno costretto Fassino a fare un passo indietro e lasciare la prima iniziativa al collega. Poi tra crisi, governo in bilico e soprattutto una vera e propria concorrenza tra le città che rappresentano, questo progetto è scemato. Col dispiacere di Fassino più degli altri visto che avrebbe potuto giocare un ruolo da leader. Così, passate un po’ di settimane, tanto per far dimenticare la vecchia idea, ne ha lanciato una nuova con Pisapia. Mettersi insieme, questa volta per incrociare esperienze e guadagnarci tutti. Andando a stanare gli evasori di tributi locali. In queste settimane Fassino ha deciso di mettere a disposizione del primo cittadino milanese la lunga esperienza delle squadre miste acchiappa evasori che il predecessore Sergio Chiamparino aveva lanciato sin dal 2006. Così all’ultimo seminario di Libera sulle mafie al nord, Fassino ha sottolineato che «bisogna individuare sistemi e metodi per contrastare l’evasione fiscale». E ha messo a disposizione di Palazzo Marino, l’esperienza di Antonella Riganti, direttore del settore tributi. Se i risultati arriveranno, si potrebbe parlare di nuova rivoluzione. Questa volta una massa critica di sindaci e amministrazioni, capitanate da Torino, che farà cassa con la caccia all’evasione. E con le casse piene potrà dimostrare agli altri sindaci e al centrosinistra romano, che cosa mettere nel programma politico nazionale alle voci «lotta all’evasione» e «rilancio degli enti locali».


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