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Compromesso sui pagamenti p.a.
DECRETO SVILUPPO/Le misure allo studio per favorire la liquidità delle imprese creditrici

Certificazione dei debiti della p.a. facoltativa, ma con obbligo di motivazione in caso di diniego. È questo il compromesso su cui i tecnici del Mef e del ministero della semplificazione, al lavoro sul prossimo decreto sviluppo, stanno trovando la quadra per rivitalizzare le norme sui ritardati pagamenti nei confronti delle imprese. Una soluzione intermedia tra ciò che la legge (art. 9, comma 3-bis del dl 185/2008, convertito nella legge n. 2/2009) dice già oggi, (senza peraltro aver ottenuto grandi risultati, visto lo stato di perenne sofferenza in cui versano le aziende che lavorano con la pubblica amministrazione) e le proposte di modifica avanzate da Roberto Calderoli, ma frenate dalla Ragioneria dello stato. Il ministro della semplificazione avrebbe voluto obbligare gli enti locali, le regioni e gli enti della sanità indebitati con le imprese a certificare i crediti delle aziende in modo da favorirne la cessione alle banche. Ma dopo i rilievi del dipartimento guidato da Mario Canzio sui possibili effetti finanziari di una modifica così «spinta» si è preferita una soluzione soft. La certificazione dei crediti certi, liquidi ed esigibili resterà facoltativa ma con l’obbligo in caso di rifiuto di spiegare il perché. Una modifica apparentemente piccola, ma che combinata con l’altra novità in cantiere (il visto della Ragioneria comunale sulla copertura finanziaria delle opere dovrà essere dato non solo per competenza, ma anche per cassa) dovrebbe fornire alla certificazione dei crediti un’accelerazione decisiva per dare una boccata d’ossigeno al sistema produttivo. Inoltre, la naturale ritrosia da parte delle banche ad accettare la cessione dei crediti sarà superata inserendo l’impegno a non opporsi alla cessione tra i requisiti previsti per aggiudicarsi il servizio di tesoreria degli enti. La certificazione dei crediti non è però l’unico tema al centro dei tavoli tecnici di questi giorni. A tenere banco è ovviamente il patto di stabilità 2012 i cui contorni sono diventati quantomai nebulosi dopo i rilievi di Corte conti e Eurostat (si veda ItaliaOggi del 19/10/2011) che mettono in discussione la possibilità per comuni, province e regioni di scontare dagli obiettivi 2012 la propria quota del gettito della Robin tax. I nodi dovranno essere sciolti a breve perché di certo la disciplina del nuovo patto verrà inserita come emendamento al disegno di legge di stabilità che inizierà il proprio cammino parlamentare dal senato. Ieri il presidente di palazzo Madama, Renato Schifani, ha dato ufficialmente il via alla sessione di bilancio, disponendo lo stralcio di otto commi dal ddl. Le norme, ha spiegato, «andranno a costituire autonomi disegni di legge». Tra queste si segnalano i commi 49 e 50 dell’articolo 4, che introducono un termine di 120 giorni per impugnare le progressioni di carriera all’interno della stessa area nelle pubbliche amministrazioni, nonché per presentare le domande di risarcimento del danno non patrimoniale derivante da provvedimenti dell’amministrazione.


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