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I Comuni virtuosi e i ministeri a Monza
IL NUOVO PATTO DI STABILITÀ

Caro lettore, lei abita in un Comune virtuoso? La risposta dovrebbe arrivarle dal Governo, che per rispondere a uno dei tanti pressing estivi di marca leghista ha deciso di differenziare il patto di stabilità sulla base del merito dei conti, escludendo i «virtuosi» dal contributo alla manovra. Stabilito il principio, l’applicazione si è rivelata un rompicapo, alimentato da parametri futuribili («convergenza fra spesa storica e fabbisogni standard», che non esistono) o cervellotici («coefficiente di correzione connesso alla dinamica nel miglioramento conseguito dalle singole amministrazioni rispetto alle precedenti»). La soluzione del rebus, che passerebbe per l’utilizzo dei soli criteri semplici e oggettivi fra quelli elencati in manovra, sta impegnando i tecnici ministeriali, e aiuta a spiegare come mai le regole sul nuovo Patto, indispensabili per consentire ai sindaci di fare i bilanci, non abbiano ancora visto la luce. Il rischio, alla fine, è che la partita dei «virtuosi» si risolva in una pura mossa d’immagine, che premi pochi Comuni con criteri discussi ma permetta di dire che la meritocrazia è fatta. Per conoscere il grado di successo di queste operazioni d’immagine, può essere utile un giro nei sedicenti ministeri di Monza.


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