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Nuovo ponte a nozze con la storia
Passerella ciclopedonale attraversa i piloni dell''800

È in corso alle scuderie medicee di Poggio a Caiano, cittadina toscana in provincia di Prato, la mostra dei progetti che hanno partecipato al concorso per la reinterpretazione e ricostruzione del ponte che l’ingegner Alessandro Manetti realizzò nel 1833, sul fiume Ombrone, su incarico del Granduca di Toscana Leopoldo II.
Si vuole creare con esso un nuovo passaggio ciclo pedonale, di collegamento tra il complesso monumentale della Villa Medicea (Giuliano da Sangallo 1480) e le Cascine di Tavola (1470).
Per tale realizzazione, la provincia di Prato ha inserito nel Programma triennale delle opere pubbliche un importo di 650 mila euro.
Nel marzo scorso, la giuria aveva proclamato vincitore l’architetto di Pistoia, Giorgio Pasquini (in gruppo con Guido Lenzi, Andrea Bellini, Alessandro Busca).
Il progettista è un architetto pistoiese che partecipa di frequente a iniziative di questo tipo, con tema il restauro e il riuso di manufatti monumentali.
Riferendosi al ponte esistente, ha affermato che la parte di esso mancante sembra essere stata momentaneamente smontata: infatti le pile, tuttora presenti, sono integre, non sono frammenti ruinati, ma elementi compiuti, privi di parti e di continuità.
Sorreggevano un impalcato leggero e quasi inconsistente, che dava l’impressione di essere precario, rispetto alle masse di pietra.
La passerella, impostata nel nuovo progetto a 41 metri di altezza, passa attraverso i piloni preesistenti e ricerca i nuovi appoggi sulle sponde, a loro volta parzialmente rimodellate per facilitare l’accesso.
Analogamente a quella disegnata dal Manetti, essa adotta uno schema statico semplice; attinge alle risorse delle preesistenze, per ridurre al minimo i materiali e stabilire un rapporto non invasivo con il territorio; contrappone la sua leggerezza alla pesantezza ed alla forza materica dei piloni, ricercando il contatto con i manufatti in pietra, attraverso due cavi tenditori.
L’intradosso, per la parte tra gli archi sopra il fiume, è rivestito in legno e conferisce al manufatto un carattere arcaico, occultando la struttura.
Sulle sponde i progettisti hanno immaginato che lo scorrere del fiume, attraverso la tracimazione e la laminazione, formasse un invaso.
Così agli estremi del ponte hanno dato forma e delimitazione al nucleo con due spazi terrazzati, definiti da pannelli laminati di acciaio corten; facilmente accessibili e «abitabili», non solo da coloro che attraverseranno il ponte, ma da tutti quelli che percorreranno il parco della piana.
Il concorso ha visto 2° classificato il gruppo di Gianluca Bacci, Gianfranco Franchi, Chiara Tesi, Fabrizio Ristori, Giulio Basile; 3° Carla Gaglianone, Michele Baragatti, Massimo Ascoli; 4° Francesca Gabellini, Marco Lenzi, Francesco Rossetti, Francesco Colzi, Alberto Magistrali; 5° Emanuele Piccioni, Antonio Camerota, Federica Ciapanna, Luca Conte, Paolo Di Fazio, Giovanni Marucci, Antonello Monacelli; 6° Leonardo Mari, Francesco Gianola, Alessandro Mari.


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