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L'11 novembre è lo sviluppo-day
Venerdì il varo del decreto. E poi una raffica di misure

Due mesi per realizzare i primi interventi per lo sviluppo. E poi, da fine gennaio 2012 fino al 2013, una raffica di provvedimenti a 360 gradi, che vanno dalle liberalizzazioni ai licenziamenti fino alla soppressione delle province. A mettere il tutto nero su bianco è la bozza dell’Agenda Europa, ovviamente in corso di aggiornamento e fortemente legata ai destini del governo Berlusconi, che l’esecutivo ha messo a punto per scandire temporalmente le misure da assumere per rispondere ai desiderata dell’Unione europea.
Un documento, pubblicato in queste pagine, che suddivide i programmi strategici secondo la loro sequenza temporale e per ambiti tematici omogenei. E che fissa subito una prima data significativa: l’11 novembre 2011, venerdì prossimo, giorno designato, al momento, per l’approvazione del decreto sviluppo, e quindi del pacchetto di misure che non hanno trovato posto nel maxiemendamento approvato dal consiglio dei ministri di mercoledì sera (si vedano i servizi da pag. 5). Si parte dunque con l’approvazione dei provvedimenti sviluppo per poi passare, nella settimana successiva, all’operazione di revisione dei programmi cofinanziati dall’Unione europea e interessati dai fondi strutturali 2007-2013, mentre entro fine mese l’agenda prevede l’adozione di misure tese alla predisposizione di una garanzia «reale» dello Stato per i mutui prima casa di giovani coppie e alla definizione del piano di dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico. Un tassello è invece già andato al suo posto: si tratta dello Statuto delle imprese, il cui varo è previsto nel cronoprogramma appunto entro fine mese, ma che in realtà è già stato approvato definitivamente ieri dal Parlamento (si vedano servizi a pag. 33). Nello specifico, il documento parla di «approvazione della legge di riordino generale degli incentivi contenuta nello Statuto delle imprese», sorta di antipasto ai botti di fine anno, una raffica di misure da condurre in porto entro dicembre e che contemplano interventi a favore dell’occupazione giovanile e femminile, misure di sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione, definizione del programma per la riorganizzazione della spesa pubblica, approvazione di tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria, rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, e infine misure di impulso al sistema infrastrutturale del Paese e definizione di standard contrattuali tipo che facilitino il ricorso al project financing. L’inizio del 2012 è segnato da uno degli architravi della politica economica del ministro Giulio Tremonti, la riforma fiscale e assistenziale, approvata dal consiglio dei ministri il 30 giugno scorso e che prevede tra l’altro la riduzione a cinque dei tributi statali (imposte sui redditi, sul valore aggiunto, sui servizi e accisa) e la riduzione a tre sole aliquote per il prelievo sui redditi personali (20, 30, 40%). Per il disco verde da parte del Parlamento al disegno di legge, Agenda Europa fissa la data limite del 31 gennaio 2012, la stessa stabilita anche per il via libera all’introduzione a livello nazionale di sistemi di garanzia per la qualità dei servizi nel comparto idrico. Per i temi più caldi del confronto politico-sindacale si va alla primavera: entro fine maggio 2012 l’esecutivo spera di completare la riforma della legislazione del lavoro, con la nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato e più stringenti condizioni nell’uso dei «contratti para-subordinati». Il 2013, ultimo anno teorico dell’attuale legislatura, dovrebbe infine vedere la razionalizzazione e soppressione delle province e la riallocazione delle loro funzioni a regioni e comuni, e la definizione del programma di ristrutturazione e accountability dei singoli istituti scolastici. Ma forse si tratta di un orizzonte temporale a cui nessuno, nell’attuale maggioranza, sinceramente crede.


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