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Doppie poltrone in Sicilia vietate anche in Provincia
Consulta. Estensione «obbligata» per le incompatibilità

I «deputati» (lì si chiamano così) dell’assemblea regionale siciliana non possono essere anche assessori o presidenti di Provincia, e le incompatibilità, che riguardano anche i componenti delle Giunte nei Comuni con più di 20mila abitanti, vanno rimosse «in termini ragionevolmente brevi» senza attendere che la sentenza passi in giudicato. La Corte costituzionale torna sui doppi incarichi politici che proliferano in Sicilia (e non solo), e nella sentenza 294/2011 depositata ieri tira un’altra bordata a una vicenda regionale che può avere riflessi nazionali. La sentenza costituzionale nasce dal caso di Giuseppe Federico, dell’Mpa, che mentre sedeva da «deputato regionale» a Palermo ha vinto la corsa elettorale alla presidenza della Provincia di Siracusa. La seconda parte della sentenza, quella che accorcia i tempi entro i quali risolvere l’incompatibilità, obbliga a una scelta rapida anche Giuseppe Buzzanca, del Pdl, deputato regionale e sindaco di Messina, e due componenti della Giunta di Monreale (di Pdl e Udc). I risvolti nazionali, però, si incontrano nella riflessione giuridica della Corte, che offre nuovi argomenti alle Giunte per le elezioni di Camera e Senato per estendere anche ai presidenti di Provincia l’incompatibilità fra il seggio parlamentare e quello locale. Il 21 ottobre, pronunciandosi al termine di un ricorso sollevato dallo stesso avvocato che ha patrocinato il contenzioso chiuso ieri dalla Consulta, i giudici delle leggi avevano stabilito che l’incompatibilità scatta per i parlamentari diventati sindaci durante il mandato. La sentenza non citava i presidenti di Provincia ma, spiega la Corte nella nuova pronuncia dedicata alle regole siciliane, le ragioni che impediscono la doppia poltrona con il Comune valgono «a fortiori» quando la seconda carica è in Provincia.


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