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Rivalutazioni catastali automatiche al 15%
Ici o Imu. Torna l'imposta sulla prima abitazione

Il ritorno della patrimoniale di nome Ici sulla prima casa, così come una rivalutazione della percentuale di adeguamento delle rendite catastali, dovrebbero garantire all’Erario non meno di 5 miliardi. Risorse che, come sottolineato dallo stesso premier, Mario Monti, nel presentare alle Camere il programma di Governo, potrebbero essere destinate alla riduzione del prelievo su lavoratori e imprese.
La rivalutazione delle rendite, o meglio della percentuale oggi fissata al 5% e utilizzata per adeguare il valore degli immobili ai fini del prelievo fiscale, alla fine potrebbe crescere di 10 punti percentuali. Il che vorrebbe dire che con un moltiplicatore del 15% le rendite catastali assicurerebbero allo Stato circa 1,5 miliardi di euro. Il tutto senza ritoccare gli estimi catastali. Operazione che secondo l’agenzia del Territorio richiederebbe non meno di 5 anni.
La rivalutazione delle rendite catastali farà comunque da cornice al possibile ritorno dell’Ici o comunque sia di un prelievo sulla prima casa. In questo caso il semplice ripristino dell’imposta comunale abolita nel 2008 varrebbe circa 3,5 miliardi di euro.
L’ipotesi più accreditata sarebbe quella di una nuova imposta comunale che tenga conto dell’arrivo a regime del federalismo fiscale con l’introduzione nel nostro ordinamento della nuova imposta municipale (Imu). Ma soprattutto si vorrebbe reintrodurre sulla prima casa un prelievo progressivo in grado di assicurare maggiore equità rispetto alla vecchia Ici.
Le strade per garantire maggiore equità potrebbero essere più di una: prevedere delle detrazioni legate al reddito o al nucleo familiare o come già avanzato dal Pdl prevedere la possibilità di introdurre aliquote crescenti all’aumentare del numero degli immobili posseduti dal contribuente.
A via venti settembre nel quantificare quanto pesa sulle casse dello Stato l’esenzione da ogni prelievo fiscale della prima casa, è emersa anche una terza strada, ovvero quella di abolire la deduzione Irpef sulla rendita catastale dell’abitazione principale. In sostanza senza ritornare all’Ici il valore fiscale dell’immobile andrebbe a sommarsi ai redditi del contribuente scontando l’imposta marginale dal 23 al 43%. In questo modo chi ha più reddito, a parità di beni immobiliari, pagherebbe di più. Oggi la cancellazione della deduzione della rendita catastale (rivalutata al 5%) ai fini Irpef produrrebbe effetti complessivi per 3,2 miliardi di euro, addizionali regionali e comunali incluse. Spostare il prelievo sull’Irpef potrebbe superare le possibili difficoltà di chi non vuole un ritorno secco dell’Ici così come lascerebbe in mano allo Stato la manovrabilità del prelievo almeno sull’abitazione principale.
Qualunque sarà la strada che il Governo vorrà imboccare per tassare nuovamente la prima casa, il Governo dovrà fare i conti con il federalismo fiscale, a partire dalla correzione della legge delega nella parte in cui prevede espressamente il divieto alla tassazione dell’abitazione principale.


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