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Enti, salta la stretta sul Patto

Tagliato il fondo di riequilibrio. Ai comuni 1,45 mld in meno

«Vogliamo assicurare che il patto di stabilità interno permetta il cofinanziamento per le opere immediatamente cantierabili, in modo da garantire, tra l’altro, un utilizzo più efficace dei fondi strutturali europei». Lo ha dichiarato il premier Mario Monti illustrando alla camera la manovra economica, a conferma della volontà del nuovo governo di rivedere le relative regole, soprattutto in funzione di un rilancio degli investimenti. In attesa che questo indirizzo programmatico si trasformi in provvedimenti concreti (come già in parte accaduto per le regioni; si veda box a fianco), gli enti locali registrano con favore l’eliminazione dal testo definitivo del dl n. 201/2011 dell’ulteriore stretta sul Patto, mentre vengono confermate le riduzioni dei fondi sperimentali di riequilibrio e perequativo, solo in parte compensate dal gettito dell’Imu e del nuovo tributo comunale su rifiuti e servizi. Resta da chiarire l’impatto dei nuovi tagli sui singoli enti e sugli obiettivi di finanza pubblica di sindaci e presidenti. In una delle bozze circolate nei giorni scorsi, in effetti, sul Patto erano previsti interventi assai drastici, con la previsione di un contributo aggiuntivo alla manovra quantificato, a decorrere dal 2012, in 2.900 milioni per i comuni (di cui metà a carico dei comuni con più di 5.000 abitanti e l’altra metà di quelli fra 1.000 e 5.000 abitanti) e di 415 milioni per le province. Veniva quindi previsto un nuovo incremento dei coefficienti per il calcolo degli obiettivi, già rivisti al rialzo dalla legge di stabilità 2012. Il nuovo giro di vite sul patto era abbinato alle riduzioni dirette delle risorse del federalismo municipale. Nella versione finale, invece, sono rimaste solo queste ultime misure, che prevedono, dal 2012, una decurtazione dei fondi sperimentali di riequilibrio, oltre che dei superstiti trasferimenti erariali agli enti locali di Sicilia e Sardegna (e, quando il federalismo fiscale sarà a regime, dei fondi perequativi) per un importo di 1450 milioni per i comuni e di 415 milioni per le province. Non è chiaro se questi tagli possano essere sterilizzati ai fini del Patto. La bozza poi accantonata era più chiara, in quanto prevedeva espressamente la nettizzazione anche dei nuovi tagli, mentre il testo finale tace sul punto. A rigore sembrerebbe più corretto sommare i nuovi tagli ai precedenti e sottrarre il totale al prodotto della media degli impegni di spesa corrente 2006-2008.


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