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La tassa soggiorno si fa strada tra Bologna e i lidi romagnoli
Turismo. Il comune di Ferrara ci ripensa perché con l'Imu recupera 800mila €

A Ferrara niente tassa di soggiorno. La città che in regione aveva fatto da apripista ha scelto di invertire la rotta e recuperare gli 800mila euro di gettito che avrebbe generato l’imposta, dall’Imu sulla seconda casa introdotta dalla manovra correttiva del Governo. «Un provvedimento più equo – spiega l’assessore al Turismo della città estense, Massimo Maisto – che ci permetterà di recuperare le risorse per finanziare le mostre di Palazzo dei Diamanti senza gravare solo sugli albergatori». Non altrettanto sembrano essere disposti a fare altri cinque Comuni capoluogo: Ravenna, Rimini, Modena, Reggio Emilia e Bologna. Nulla di scritto, per ora, anche se gli assessorati al Bilancio e al Turismo procedono con i conti. Sulla decisione finale pesa l’impopolarità del balzello tra albergatori e commercianti. E non possono essere escluse dalla partita le novità previste dalla manovra correttiva. Variabili che non sembrano però essere destinate a incidere, a fronte di un aumento delle entrate grazie all’Imu, che riesce solo a compensare i tagli ai trasferimenti dallo Stato. Chi si sta già preparando a fare cassa è il Comune di Rimini. Sette milioni il gettito stimato, con una imposta che dovrebbe variare tra 0,50 e 2,5 euro a persona per notte, sulla base della categoria della struttura ricettiva. «Stiamo ancora valutando lo scenario generale – spiega l’assessore al Bilancio, Gian Luca Brasini – ma crediamo che non ci siano le condizioni per fare retromarcia di fronte alla riduzione dei trasferimenti. Abbiamo però già messo un paletto: l’imposta dovrà essere destinata al turismo, a partire da una operazione di marketing relazionale su tutto il territorio provinciale, con una card per ottenere sconti che consenta una mappatura one to one dei turisti». Lo scoglio da superare è il coordinamento con gli altri Comuni, per uniformare regolamento, esenzioni e scaglioni di imposta, ed evitare così che la tassa si trasformi in un boomerang per la competitività delle località turistiche che sono pronte ad applicarla. Sulla costa riminese il confronto è aperto con Riccione, Misano e Cattolica, pronti a introdurre l’imposta, mentre Bellaria frena. Cosa che non preoccupa il sindaco di Riccione, Massimo Pironi, che ha già stimato un gettito di circa 3 milioni. «La competizione – dice – ce la giocheremo su altri fattori, a partire dalla qualità dei servizi». Argomenti che non convincono la Confcommercio. «È sbagliato tassare i turisti – affermano dalla sede regionale dell’associazione – che con il loro soggiorno producono ricchezza sul territorio. Il mancato coordinamento tra Regione e Comuni finirà per inasprire la concorrenza fra le località in un momento in cui la difficile situazione del mercato dovrebbe indurre a una forte coesione». Per i commercianti i Comuni possono agire sulle nuove leve fiscali previste dalla manovra del Governo. Posizione sulla quale sono schierati gli albergatori: «Siamo anche disposti a far cadere il tabù, se le risorse sono vincolate alla riqualificazione turistica –dichiara il presidente degli albergatori riminesi, Patrizia Rinaldis – ma ciò che chiediamo è un rinvio almeno fino a settembre. Mettiamo tutto in stand by e verifichiamo gli effetti della manovra correttiva». Gli amministratori hanno comunque già messo le mani avanti. «Non abbiamo alternative – conferma l’assessore al Turismo di Ravenna, Andrea Corsini – perché con l’Imu potremmo al massimo compensare il taglio ai trasferimenti». Così anche la città romagnola si appresta a tenere a battesimo la tassa: potrà oscillare tra un minimo di 0,50 centesimi e un massimo di 2,5 euro, per un gettito di circa 2,5 milioni, da «destinare al miglioramento della qualità dell’offerta turistica», conclude Corsini. A sua volta nel capoluogo regionale l’assessore al Turismo Nadia Monti ha già previsto un incontro con le categorie economiche: «Dobbiamo verificare – spiega – come utilizzare le risorse». Il Comune sta ragionando su una imposta media di 2,5 euro che dovrebbe garantire entrate per 5 milioni, con esenzione per minorenni, studenti, persone che pernottano in città per assistere malati. La concertazione è in corso ma la tassa sarà applicata a partire dal prossimo febbraio. Verifica in atto anche a Reggio Emilia e a Modena. In quest’ultima città si lavora su una imposta che varia dai 50 centesimi ai 5 euro. «Ci garantirebbe – osserva l’assessore al Bilancio, Alvaro Colombo – un gettito di 1,6 milioni di euro: 400mila dovrebbero essere destinati alla programmazione turistica e alle iniziative culturali».


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