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Orari liberi, raffica di stop
Da 76 Comuni e due Regioni norme per bloccare la deregulation. CARTE BOLLATE/Il Tar del Veneto ha sospeso i provvedimenti re-gionali - Cobolli (Federdistribuzione): «Citeremo per danni le ammi-nistrazioni colpevoli»

Saldi e promozioni senza vincoli escono dalla lista delle liberalizzazioni del governo Monti, forse una vittoria della potente lobby dei dettaglianti; le Regioni manterranno pertanto i poteri nella pianificazione e nella programmazione territoriale: la norma è scomparsa dall’ultima bozza del decreto liberalizzazioni che oggi il consiglio dei ministri dovrebbe approvare. Ma qualora rispuntasse la lezione da imparare è che non basta fare una legge per raggiungere l’obiettivo, come del resto dimostrano le barriere erette da 76 Comuni e due Regioni contro la libertà di apertura sancita dall’articolo 31 del decreto Salva Italia di dicembre. Regioni e Comuni hanno interpretato la legge a modo loro (compreso il congelamento della legge stessa fino al 23 marzo 2012) adottando provvedimenti restrittivi della libertà d’orario e in molti casi sono fioccate maxi multe per quegli esercizi che domenica 15 gennaio hanno sollevato le serrande, come a Auchan e al centro commerciale Giotto di Padova. Ora su questi commercianti pende la spada di Damocle della revoca della licenza. Infatti, secondo la vecchia legge, nel caso di reiterazione del “reato”, per esempio domenica prossima, scatterebbe la seconda multa e la possibilità per le autorità di revocare la licenza commerciale. Pronta però la reazione dell’associazione delle catene commerciali e delle aziende stesse: Federdistribuzione ha presentato ricorso all’Antitrust mentre le imprese commerciali si sono tempestivamente rivolte ai Tar chiedendo un provvedimento sospensivo di norme e ordinanze, anche in vista dell’apertura di domenica prossima. Una mossa oculata: il Tar del Veneto ha infatti disposto la sospensione dei provvedimenti regionali in attesa di entrare nel merito il prossimo 22 gennaio. Oggi invece è di scena il Tar lombardo: sentirà le ragioni di Federdistribuzione e Comune di Milano. «Il Comune – spiega Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – sostiene che l’articolo 31 del decreto Salva Italia preveda la sospensione fino al 23 marzo dell’operatività della legge stessa, in attesa che l’ente locale adegui il proprio ordinamento alle prescrizioni. Noi invece siamo certi che la nuova disciplina sia immediatamente applicabile e non richieda recepimento da parte degli enti locali». La profonda divergenza di vedute non ha però impedito che, ieri, i due interlocutori, Cobolli Gigli e l’assessore al commercio Franco D’Alfonso, abbiano raggiunto alcune intese sulle garanzie per i consumatori e i dipendenti del commercio. La lista dei comuni renitenti è però lunga e va da Milano a Marsala passando da Prato, Ascoli e Lecce. Molto duro invece l’esposto presentato all’Antitrust. Federdistribuzione argomenta che «la materia sia di pertinenza statale, in quanto espressione di una competenza esclusiva che la Costituzione riserva allo Stato in ragione della tutela dell’interesse pubblico e della concorrenza del mercato». E Cobolli Gigli dichiara esplicitamente che gli enti che adotteranno, o hanno adottato, provvedimenti restrittivi «e causato danni alle aziende verranno chiamati a risarcirli».


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