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Cinque nodi sui preventivi
Conti al buio. Governo al lavoro per un doppio decreto su riequilibrio e Comuni virtuosi

La proroga a fine giugno dei termini per la chiusura del bilancio di previsione 2012 (e per fissare le aliquote dei tributi) offre un po’ più di tempo alle ragionerie degli enti locali, e al Governo, per sciogliere un rebus che oggi appare irrisolvibile. Troppe le incognite ancora sul tavolo per consentire di rispettare l’obbligo imposto dal Testo unico degli enti locali che chiede, correttamente, di scrivere documenti finanziari attendibili e veritieri. I nodi fondamentali devono ancora essere sciolti dai decreti ministeriali in corso di predisposizione da parte dei tecnici del Viminale e dell’Economia: i numeri attesi dai Comuni riguardano la determinazione del fondo sperimentale di riequilibrio e la definizione, attraverso i parametri rivisti in sede di legge di stabilità 2012, dei Comuni virtuosi e degli spazi ad essi concessi in termini di minore saldo obiettivo da raggiungere ai fini del rispetto del Patto 2012.

Addio all’accisa. L’affollamento normativo prodotto dal susseguirsi delle manovre che, da luglio scorso, si sono concentrate per buona parte sul 2012, ha stravolto il neocostituito fondo sperimentale di riequilibrio. Nato nel 2011 (per opera dell’articolo 2 del Dlgs 23/2011) con lo scopo di raccogliere tutti i trasferimenti fiscalizzabili (e non confluiti nella compartecipazione Iva) in attuazione della legge quadro sul federalismo, si presenta profondamente rivisto per il 2012. Oltre a scontare ancora la riduzione dei trasferimenti operata dall’articolo 14 del Dl 78/2010, la costituzione del nuovo fondo deve tener conto di altre profonde novità, sia in riduzione, sia in aumento: con un saldo che, neanche a dirlo, risulta fortemente negativo. L’articolo 2, comma 6 del Dlgs 23/2011 abroga l’addizionale all’accisa sull’energia elettrica a favore dell’accisa erariale in modo tale da assicurare la neutralità finanziaria. Il venir meno del gettito comunale produce un contestuale incremento del fondo sperimentale di riequilibrio, ancorché non ci sia attualmente certezza, a livello di singolo ente, che la compensazione risulti effettiva.

L’Iva nel fondo. Il decreto salvaItalia provvede, poi, ad apportare le modifiche più sostanziali. A livello di semplice compensazione, è sospesa per il prossimo triennio la distribuzione della compartecipazione Iva assegnata a ogni Comune in termini procapite sulla base del gettito dell’imposta per Regione.

L’incognita Imu. L’incognita principale sulle compensazioni deriva però dall’articolo 13, comma 17 del Dl 201/2011: la norma prevede che il fondo cambi al variare della differenza tra la quota di competenza comunale del l’Imu sperimentale e il gettito della vecchia Ici. In attesa di provvedimenti ufficiali, l’importo da prendere a riferimento non potrà che essere quello relativo al 2010, come peraltro indicato nella relazione tecnica al decreto. Sebbene sia prevista la neutralità finanziaria di questa disposizione sul comparto dei Comuni, l’incognita delle stime ministeriali non rende tranquilli su questo fronte i sindaci. Sono ancora tutte da verificare, infatti, le cifre previste dal dipartimento delle finanze in merito al gettito Imu per ogni ente.

Il taglio. Di taglio vero, senza compensazioni e direttamente incidente sulle entrate rilevanti ai fini del Patto, si occupa invece l’articolo 28 del Dl 201. La riduzione di 1,45 miliardi si applica a tutti i Comuni in relazione al gettito Imu complessivo. Senza conoscere la stima ministeriale, la determinazione della riduzione a livello di singolo ente diventa un’impresa pressoché impossibile. L’unica ipotesi possibile per definire la decurtazione è quello di determinare la percentuale della riduzione del fondo (come detto, 1,45 miliardi) sul totale Imu a livello nazionale (pari a 21,4 miliardi, a cui togliere l’importo spettante alle Regioni a statuto speciale che non sono destinatarie del taglio) e applicarla al gettito Imu stimato dal singolo ente. Questo rapporto rischia però di essere sottostimato soprattutto perché è tutt’altro che certo che le previsioni fatte dal singolo ente siano identiche a quelle definite a livello nazionale, le uniche rilevanti per definire l’importo. A parziale compensazione del taglio, i bilanci 2012 potranno beneficiare del consolidamento, sempre nel fondo di riequilibrio, della differenza tra quanto disposto dal ministero dell’Interno e quanto certificato nel 2010 da ogni singolo ente a titolo di incremento di base imponibile sugli immobili ex rurali di cui al Dl 262/2006.

Il saldo obiettivo. Oltre alle incertezze sul versante delle risorse a disposizione, i Comuni non hanno ancora a disposizione gli obiettivi da centrare per rispettare il Patto. Per conoscere la corretta percentuale da applicare, infatti, occorre attendere il decreto previsto dall’articolo 20 del Dl 98/2011 che deve individuare gli enti virtuosi e gli spazi finanziari ad essi concessi rispetto all’applicazione delle percentuali previste dalla legge di stabilità 2012. In via prudenziale, a questo fine, non resta che applicare la percentuale più alta definita dalla legge 183/2011 (articolo 31, comma 6: per il 2012, è il 16%).


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