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Non si può più continuare a sprecare energia Passera deve predisporre il piano energetico
In caso contrario l'Italia sarà sempre più al traino della Germania anche in questo settore

Cercasi strategia energetica nazionale disperatamente. L’appello è giunto indirettamente al ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, dal rapporto Enea sull’efficienza energetica. Un grafico dello studio predisposto dell’Enea, l’Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è emblematico del ritardo italiano: negli ultimi dieci anni, gli indici dell’efficienza energetica sono calati sia nell’industria manifatturiera sia nel settore residenziale, mentre sono migliorati soltanto nei trasporti.
Urge quindi un piano energetico, è la richiesta implica che si evince dal rapporto dell’Enea capitanata dal commissario Giovanni Lelli.
Ma la strada è impervia di grovigli normativi, incognite regolamentari e afasie politiche. La Strategia energetica nazionale (Sen) prende le mosse dal decreto legge 112/2008 convertito dalla legge 133/2008. Questa norma attribuisce al governo il compito di definire una Sen, intesa come strumento di indirizzo e programmazione a carattere generale della politica energetica nazionale, cui pervenire a seguito di una Conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente.
Scopo del Piano è quello di indicare le priorità per il breve ed il lungo periodo. Come? Cercando di conseguire, anche attraverso meccanismi di mercato, gli obiettivi della diversificazione delle fonti di energia e delle aree di approvvigionamento, del potenziamento della dotazione infrastrutturale, della promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, della realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare, del potenziamento della ricerca nel settore energetico e della sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia.
Nel Dl Omnibus (legge 75/2011) il governo, con l’inserimento dell’art. 5 «c.d. moratoria nucleare», ha introdotto delle modifiche anche alla legge 133/2008, riformulando il percorso per arrivare alla predisposizione del piano energetico. Secondo la norma del 2008, la strategia doveva essere definita dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dello sviluppo economico, previa convocazione, d’intesa con il ministro dell’ambiente, di una Conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente. Per converso, la nuova formulazione prevedeva che la proposta della Sen venisse effettuata dal ministro dello sviluppo economico congiuntamente con il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Però questa nuova riformulazione è stata però abrogata attraverso i referendum del 12-13 giugno 2011. Dunque la Sen è priva di una base normativa? È l’interrogativo che trapelava dai tecnici ministeriali.
Gli addetti ai lavori attendono anche importanti decreti di revisione dello schema degli incentivi all’eolico, all’idroelettrico, geotermico, su bioenergie e biogas, efficienza energetica nei diversi settori. Mentre l’Europa si dota di roadmap e di piani a lungo termine, l’Italia corre due rischi:
1) andare in ordine sparso sui diversi settori con importanti ripercussioni di inefficienza sulla nostra filiera industriale e maggiori oneri in bolletta e in fiscalità;
2) andare al traino in Europa e nei consessi comunitari che contano dove paesi con una leadership politica e tecnologica in questi settori (Germania in primis) disegneranno a loro misura gli strumenti e gli obiettivi che poi diventeranno il loro vantaggio competitivo nei prossimi decenni.


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