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L'addizionale Irpef al bivio fra uno e cinque prelievi

Dopo il decreto «salva-Italia» l’addizionale Irpef ha due sole possibilità: aliquota unica uguale per tutti (con o senza soglia di esenzione) o cinque aliquote diverse, una per ciascuno degli scaglioni di reddito che scandiscono l’Irpef nazionale.
Le Istruzioni Ifel sui preventivi 2012 dettano le linee guida per blindare le scelte comunali rispetto ai possibili contenziosi, che rappresentano un rischio concreto in un quadro normativo non ancora del tutto chiarito. La disciplina è quella riscritta dall’articolo 16, comma 13 del Dl 201/2011, che torna sul nodo della progressività rilanciato dalla manovra di Ferragosto stabilendo che i Comuni «utilizzano esclusivamente gli stessi scaglioni» dell’Irpef nazionale «nel rispetto del principio di progressività».
Il primo aspetto, spiegano i tecnici dell’Ifel, è soddisfatto pienamente se chi decide di differenziare il prelievo utilizza cinque livelli diversi, tanti quanti solo gli “scalini” dell’imposta nazionale. Finora, in realtà, le Regioni che hanno scaglionato la loro addizionale (e che sono anche loro tenute alla progressività, seppur da una norma che appare meno rigida) hanno spesso accorpato più scaglioni; scelte di questo tipo, avvertono però dall’Ifel, pur «senza risultare illegittime, si possono prestare a contenziosi per pretesa illogicità e a conseguenti rischi di annullamento».
Superato questo ostacolo, rimane comunque il rebus della «progressività», che nemmeno la nuova norma scioglie. La progressività può essere intesa «per scaglioni», come accade per l’Irpef nazionale che a ogni quota di reddito applica un’aliquota diversa, o «per fasce», secondo un meccanismo in cui l’ammontare del reddito complessivo determina l’aliquota che si applica all’intero imponibile. Alcune risposte offerte dall’Economia a quesiti avanzati dalle amministrazioni propendono per l’applicazione «per fasce», ma non offrono elementi per considerare illegittima la scelta «per scaglioni». Per evitare l’ennesimo ginepraio su questioni di dettaglio che rischiano però di produrre conseguenze pesanti, gli amministratori locali chiedono un chiarimento definitivo al ministero, e nel frattempo i tecnici Ifel offrono un consiglio di cautela: mantenersi, per chi non ha già differenziato in passato, sull’aliquota unica, usando eventualmente la fascia di esenzione per tutelare maggiormente i redditi più bassi.


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