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Piano neve, in campo il Governo
Monti al Cdm: impegno di tutti contro la nuova ondata - Sostegno a Gabrielli

ROMA – Sull’emergenza neve scende in campo il presidente del Consiglio, Mario Monti. Convoca il Consiglio dei ministri, vede alle 15.00 il capo della Pro-tezione civile, prefetto Franco Gabrielli, e subito dopo, alle 16.45 incontra i colleghi di governo per un’ora. La linea senza equi-voci di palazzo Chigi è in-dicata dal comunicato finale. Monti ha informato i mi-nistri sulle misure in atto e quelle in arrivo, viste le previsioni su una nuova on-data di maltempo. Ma, quel-lo che più conta, il premier lo ha fatto «sensibilizzando tutti i ministri competenti ad assicurare l’impegno più in-cisivo da parte di tutte le strutture del governo del territorio e delle imprese di gestione dei pubblici servi-zi». Tanto per esser chiari, d’ora innanzi nessun respon-sabile di governo potrà chiamarsi fuori o ignorare le proprie competenze e re-sponsabilità. Non ci sono allusioni, ma il caos soprag-giunto non ammetteva altre esitazioni. Senza trascurare un dettaglio finale: quelli in programma contro l’emer-genza maltempo sono im-pegni e attività da svolgere «nel quadro del coordina-mento esercitato dal Dipar-timento della Protezione ci-vile». Fine (si spera) dei giochi, delle polemiche, dei rimpalli e delle accuse men-tre neve e ghiaccio sono an-cora in gran parte dell’Italia e anzi incombono di nuovo minacciose. L’incontro tra Monti e Gabrielli si è svolto insieme al ministro dell’In-terno, Anna Maria Cancel-lieri, il viceministro all’Eco-nomia Vittorio Grilli, il sot-tosegretario alla presidenza del consiglio, Antonio Ca-tricalà. Il prefetto ha illu-strato «un’ampia relazione» sulla situazione in corso, spiega la nota di palazzo Chigi. La riunione ristretta è servita a mettere a punto proprio le cooordinate più operative, nell’immediato, vista anche la presenza del ministro dell’Interno con le sue prefetture sul territorio. L’interazione con il dicaste-ro dell’Economia, invece, ha un ruolo diverso, altrettanto fondamentale: assicurare la garanzia e la copertura fi-nanziaria in caso di inter-vento diretto, e non solo di coordinamento, della Prote-zione. È la trappola più vol-te denunciata da Gabrielli, che ieri al Senato ha defini-to il suo dipartimento «un tir con il motore di una Cin-quecento». Per forza: ogni sua ordinanza, per decisione dell’allora ministro dell’E-conomia Giulio Tremonti, deve avere l’ok del Tesoro e il visto della Corte dei conti per essere operativa. Ieri, invece, in un colpo solo Gabrielli ha incassato co-pertura economica e soprat-tutto politica. Al massimo livello. Ciò non significa che va esclusa una riforma dell’attuale assetto della Protezione civile (si veda Il Sole Ore di ieri). Non sarà fatta, ha confermato palazzo Chigi, sull’onda di un’emer-genza ancora in corso. Il tema però è aperto, anzi: la riunione di ieri prima del Consiglio sancisce la so-spensione della procedura di verifica e revisione dell’as-setto istituzionale. La neve certo ha fatto emergere an-che i problemi richiamati da Gabrielli. Fabrizio Cicchitto (Pdl) invoca «una profonda riflessione per ripensare la struttura del Dipartimento». Anche per il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, «è giunto il momento di un chiarimento urgente e serio delle competenze in materia di Protezione Civile». Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, invoca la «riforma della legge 10 del 2011 che rap-presenta un vero e proprio ostacolo da rimuovere per la piena ed efficiente operati-vità del sistema della Prote-zione civile italiana». Se-condo Stella Bianchi (Pd) «va rivista la legge 10 ap-provata dal governo Berlu-sconi che toglie di fatto au-tonomia alla protezione ci-vile». E Claudio Palomba, presidente del Sinpref (sin-dacato della carriera prefet-tizia) auspica che «Governo e Parlamento tengano conto della consolidata vocazione del ministero dell’Interno alla tutela dell’incolumità pubblica anche nelle sue componenti essenziali di protezione civile, cioè Vigi-li del fuoco, forze di polizia e prefetti».


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