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Il lavoro amico dei giovani? È nelle piccole regioni
Marche e Valle d'Aosta guidano la classifica «Youth friendly»

Marche, Valle d’A-osta, Umbria. So-no di taglia small le Regioni “amiche” dei giovani. Territori con mino-ri barriere all’ingresso nel mondo del lavoro, dove tas-si di disoccupazione sotto la media, alti livelli d’istruzio-ne e doti imprenditoriali danno vita a un mix che spinge le nuove generazioni verso buone prospettive di carriera. Il Centro studi Da-tagiovani ha elaborato per il Sole 24 Ore l’indicatore “Youth friendly” che misura il potenziale di attrattività del territorio per gli under 30 in base a cinque asset: mercato del lavoro, impren-ditoria, istruzione, demogra-fia e dinamica della crisi. Posto pari a 100 il valore dell’Italia, 13 regioni si col-locano sopra la media, le altre sono al di sotto. Ne emerge un quadro inedito del nostro Paese, con le Marche sul gradino più alto del podio e le regioni più piccole spesso in vantaggio su quelle grandi (si veda la tabella a lato). «Nelle aree a dimensioni ridotte – com-menta Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi – c’è un minore mismatch tra formazione, aspirazioni pro-fessionali e sbocchi dei gio-vani, mentre in quelle con maggior peso economico il gap si allarga, nonostante ci siano più offerte di lavoro in valore assoluto». Le Mar-che, ad esempio, primeg-giano per istruzione, elevato numero di laureati residenti tra i 30 e i 34 anni e scarsa disoccupazione under 30 (14% nel 2011 rispetto a una media del 20%, anche se in aumento di quasi quat-tro punti rispetto al pre-crisi). Situazione analoga in Umbria, che si distingue an-che per una bassa dispersio-ne scolastica (13% contro il 18,8% della media). «I nu-meri – spiega Luigi Campi-glio, ordinario di politica economica all’Università Cattolica – dimostrano che il Centro, soprattutto sul versante adriatico, è un’area in cui c’è maggiore equili-brio economico-sociale e capacità di assorbire gli shock esterni provocati dal-la crisi, oltre a una buona fetta di amministratori pub-blici giovani». Ai primi po-sti del ranking anche il Mo-lise (4°) che – pur ottenendo risultati non troppo soddi-sfacenti per quanto riguarda il mercato del lavoro (so-prattutto per l’elevata inatti-vità, al 66% nel 2011) – primeggia sul terreno dell’imprenditoria (con un tasso di sopravvivenza delle aziende a 5 anni dall’avvio del 55,5%). Sesto il Trenti-no Alto Adige, «molto effi-ciente sul fronte occupazio-nale – dice Michele Pasqua-lotto, ricercatore di Data-giovani – e con un esiguo numero di Neet, ma con scarsi risultati per l’impren-ditoria: i giovani capitani d’azienda hanno, infatti, in-cidenze molto basse sia sul totale degli imprenditori sia sulla popolazione under 30». A metà classifica To-scana, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Solo undicesi-ma la Lombardia, mentre nella parte bassa del ranking Emilia Romagna e Veneto, che portano i segni pesanti della crisi. «In queste aree – osserva Giovanna Vallanti, assistant professor alla Luiss su tematiche legate al mercato del lavoro – i ra-gazzi hanno sempre avuto buone chance occupaziona-li: ora invece si trovano spiazzati dal taglio di offer-te prodotto dalla recessione che ha colpito di più le a-ziende a forte vocazione in-ternazionale». In Emilia Romagna sono peggiorate le dinamiche del mercato del lavoro (il tasso di disoccu-pazione giovanile nel pieno della crisi è più che raddop-piato, passando dal 7% del 2008 al 15% del 2010), mentre il Veneto soffre sull’imprenditoria giovanile, con incidenze molto basse delle aziende giovani sia sul totale (4,6%), sia sulla po-polazione under 30 (4%) e un calo dal 2008 del tasso di sopravvivenza delle imprese a cinque anni di attività (dal 57% al 53,8%). Tra le gran-di regioni, le performance migliori sono registrate dal Lazio che si posiziona al quinto posto, grazie all’alto livello di istruzione dei gio-vani e soprattutto alla buona resistenza dimostrata rispet-to alla congiuntura sfavore-vole. Le big del Mezzogior-no, invece, nonostante ab-biano visto peggiorare meno i propri parametri economi-ci a seguito della crisi ri-spetto alle regioni del Cen-tro-Nord, occupano gli ul-timi posti della classifica a causa di un mercato del la-voro da sempre avaro di op-portunità (disoccupazione oltre il 30%), abbinato a una pesante dispersione scola-stica (dal 23% della Cam-pania al 26% della Sicilia).


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