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Tabacci, Zuccoli, Gamberale parte da Milano la sfida del capitalismo municipale

«Il capitalismo municipale ha fatto il suo tempo. Ora è il momento delle grande alleanze». Bruno Tabacci è il regista delle dismissioni con le quali il comune di Milano sta cercando di salvare i conti disastrati che Giuliano Pisapia ha ereditato dalle giunte di centrodestra del duo AlbertiniMoratti. Ma l’assessore al Bilancio nonché esponente di punta del terzo polo, è anche il politico che con i suoi attacchi ha provocato le dimissioni di Giuliano Zuccoli dopo 15 anni alla guida della più ricca delle ex municipalizzate di Palazzo Marino, quella A2a che il manager valtellinese ha preso nel 1997 quando non era nemmeno quotata in Borsa e l’ha portata a diventare il secondo gruppo del settore dell’energia elettrica. In realtà, oltre ai motivi di salute, il passo d’addio di Zuccoli è anche un passaggio di consegne. L’ingegnere di Morbegno è stato per anni l’uomo che ha riempito le casse del Comune di Milano: prima con la quotazione del 49% di Aem, poi con l’operazione Fasteweb/Metroweb, infine con l’ulteriore collocamento sul mercato di un 15% di titoli. Tutti soldi che sono passati direttamente dagli investitori a Palazzo Marino, senza che rimanesse un centesimo in azienda per investimenti. Operazioni che hanno permesso a Zuccoli di resistere così a lungo, ma dall’altra parte gli hanno dato via libera alle campagne per ingrandire la società. Una crescita per “linee esterne” che non ha riguardato solo l’elettricità, dove l’investimento positivo in Edipower fa da contraltare a quello avaro di soddisfazioni in Edison (negli ultimi due anni i conti di Foro Buonaparte sono in rosso, con una perdita 2011 che si annuncia da record causa svalutazioni). Ma ha riguardato anche i rifiuti (con Ecodeco e l’inceneritore di Acerra), i servizi (con la società francese di teleriscaldamento Cofathec), per arrivare all’investimento in Montenegro, dove A2a ha rilevato il 43% del monopolista locale. Ed è proprio su quest’ultima operazione che siè consumato lo scontro tra Tabacci e Zuccoli e che rende ancora più evidente il fatto che i due non avrebbero potuto convivere a lungo. Zuccoli era l’uomo azienda che aveva il sogno di trasformare A2a in un player nazionale. Tabacci vuole essere sia l’uomo che risolleva i conti della giunta Pisapia, sia il regista di nuove operazioni che dovrebbero trasformare il panorama delle società controllate dagli enti locali. Del resto, l’assessore-onorevole non ha mai nascosto le sue intenzioni: «Il capitalismo municipale ha fatto il suo tempo – ha dichiarato in una intervista del dicembre scorso nel pieno delle trattative tra A2a e i francesi di Edf – andava bene quando si è cercato di avviare delle attività di pubblica utilità. Ma ora il ruolo delle istituzioni deve essere un altro: controllare e garantire la concorrenza proprio per garantire i cittadini». Dichiarazioni che potrebbero sembrare un passo indietro rispetto alla gestione dei pubblici servizi e un’apertura totale all’ingresso dei privati. Il cui passaggio successivo sembra quello di Comuni e Province cui rimane il controllo delle reti ma non la gestione ordinaria. Ma è proprio così? In realtà, da buon democristiano di sinistra, Tabacci – già presidente della Lombardia negli anni Ottanta e che potrebbe essere ricandidato per il centrosinistra in caso di un’accelerazione della parabola negativa di Formigoni ha ben chiaro che non conviene spezzare il legame tra il territorio e le sue aziende pubbliche. Semmai, quello che ha in mente è una trasformazione che sia al passo coi tempi: abbandonare i settori non strategici, per concentrarsi su quelli strategici. E l’energia, come l’acqua o la gestione dei rifiuti, è sicuramente uno di questi. L’idea è quindi quella di costituire tanti campioni nazionali mettendo insieme più società ora controllate direttamente dai comuni. In modo che la politica sia meno invasiva e i manager abbiano più libertà d’azione. Le prove generali si avranno proprio con il caso Edipower. Attorno all’ex genco dell’Enel che gestisce otto centrali di cui tre gruppo idro, dovrebbe nascere la società che porterà alla fusione tra A2a ed Iren, aperta a successive alleanze con Hera e Acea. «Non precorriamo i tempi spiega Tabacci – prima bisogna sistemare la governance di A2a e bisogna che la società sia messa in condizione di tornare redditizia». La sua idea, visto che non sarà possibile cancellare il duale, è quello di un consiglio di sorveglianza ridotto il più possibile che nomina un consiglio di gestione con non più di 3-5 membri. E non è un mistero che il duo PisapiaTabacci voglia individuare per il dopo Zuccoli un manager di alto profilo che dovrà poi guidare le successive aggregazioni e che sia una garanzia anche per gli altri comuni interessati, in questo momento tutti governati dal centrosinistra con l’eccezione di Brescia. Non a caso, nelle ultime settimane si fa il nome di Alessandro Profumo, una candidatura che al momento è tenuta sottotraccia per i guai giudiziari dell’ex numero uno di Unicredit, in attesa di capire se verrà o meno rinviato a giudizio per un caso di presunta evasione fiscale compiuta proprio quando era alla guida della banca di piazza Cordusio. Non appare, invece, strategica la presenza in una società come la Sea, l’azienda che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Così, dopo aver ceduto al termine di un laborioso bando di gara il 29,75% al fondo infrastrutturale F 2 i , g u i d a t o dall’ex ad di Autostrade per l’Italia Vito Gamberale, ora sta pensando di tornare sul mercato a batter cassa. In giunta Pisapia è già partita la discussione per far scendere il Comune sotto il 51 per cento, liberandosi di un altro dieci per cento, sempre che vengano superati i paletti politici posti dall’ala sinistra della coalizione. Il rischio, ovviamente, è quello di vedersi sfuggire mano a mano il controllo della società. Il fondo F2i, del resto, non ha fatto mistero di voler salire ancora quando sarà possibile. E potrebbe puntare anche alla quota in mano alla Provincia di Milano. Con la Save, la società di gestione degli aeroporti di Venezia e Treviso è andata proprio così: con i privati che hanno rilevato le quote della regione Veneto fino a insediarsi al comando con il 42 per cento del capitale, tra l’altro quotato in Borsa. Tra l’altro la Provincia di Milano è centrale nel grande business che si sta sviluppando attorno ai nuovi cantieri autostradali, visto che controlla la maggioranza della Serravalle. Anche in questo caso tornano in gioco sia Tabacci che Gamberale. Il primo ha cercato di vendere, fino ora inutilmente, la quota di minoranza in mano al Comune. Il secondo perché potrebbe essere interessato nel caso in cui sia la Provincia a fare un passo indietro. I prossimi giochi, in attesa che si riprendano le quotazioni a Piazza Affari di A2a e il Comune di Brescia possa scendere di un altro 10 per cento per fare cassa, si faranno proprio attorno alla Serravalle. Soprattutto ora che il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, che ha la delega per le Infrastrutture, ha promesso che verranno sbloccati i fondi per i grandi progetti di cui si parla da almen o u n d e c e n n i o , d a l l a Pedemontana alla nuova Tangenziale Esterna Milanese.


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