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Pdl e Pd preparano un pacchetto comune di modifiche al testo
Gasparri (Pdl): sbagliato comprimere il dibattito Il leader del Pd Bersani: le nostre proposte daranno coraggio al provvedimento

Bene il taglio degli emendamenti dovuto alle dichiarazioni di ammissibilità, ma non si deve comprimere il confronto parlamentare. Dal momento in cui l’ondata dei 2.229 emendamenti arrivata sul decreto liberalizzazioni comincia a infrangersi sugli scogli dell’ammissibilità, che per i decreti è particolarmente rigida visto che la tagliola può scattare per tutte le proposte di modifica estranee alle materie trattate, il Pdl ripete il mantra delle modifiche necessarie. I numeri calano ma non la necessità di un serio esame parlamentare che nessuno deve tentare di comprimere – detta il capogruppo azzurro Maurizio Gasparri –. Il decreto è pavido di fronte ai poteri forti. Gli faremo un’iniezione di coraggio perché non tutti sono banchieri o portavoce di lobby finanziarie o esponenti dei comitati d’affari dei servizi pubblici locali. Il Pdl vuole un’economia libera e sosterrà un numero limitato e qualificato di questioni».
Durante la giornata sono due interventi del presidente del Senato Renato Schifani a dare il segno: prima ha invitato il presidente della commissione Industria «ad esercitare una scrupolosa e rigorosissima valutazione sull’ammissibilità degli emendamenti». Poi, dopo la nota del capogruppo del Pdl Gasparri che chiedeva di non comprimere il confronto, ha indirizzato «un appello formale a tutti i capigruppo di essere conseguenti a quanto dichiarato: facciamo ritirare tutti quegli emendamenti al decreto liberalizzazioni che no toccano i punti su cui intendono concentrarsi». «Un sacrificio» richiesto dalla strategicità del provvedimento nell’attuale situazione. Insomma, gli interventi saranno ridotti ma ci saranno. Subito spuntano 530 proposte identiche, e il numero delle norme scende subito a 1.770. Oggi c’è poi l’ammissibilità e il presidente della commissione Cesare Curzi (Pdl) prevede che altre 200 proposte di modifica potrebbero decadere. «Gli argomenti che hanno un appiglio con il decreto – ha detto Curzi – li ammetterò; se non hanno nulla a che vedere col decreto ce lo hanno alla lontana li dichiarerò inammissibili».
Sulla vigilanza affinché nessun argomento estraneo entri di soppiatto nel decreto c’è l’impegno di tutti i partiti. Ma qualche modifica andrà fatta. A sintetizzare il pensiero del Pd ci pensa la capogruppo Anna Finocchiaro: «Il Pd non ha nessuna intenzione di fare un lavoro inutile in Senato sul decreto liberalizzazioni, né vuole accumulare ritardi o perdersi in discussioni senza fine. La mole complessiva degli emendamenti si può sfoltire. Ma ragionare, in Senato, su come migliorare il decreto è possibile e noi pensiamo, per quello che ci riguarda, che il pacchetto degli emendamenti sottoscritti da tutto il gruppo del Pd possa essere un utile contributo a rendere più incisivo il provvedimento». Si tratta, come ricorda lo stesso segretario Pier Luigi Bersani, di un pacchetto che punta a «più coraggio»: «Abbiamo proposto sette-otto emendamenti per abbassare i costi di mutui e conti correnti – spiega il leader del Pd -. Siamo favorevolissimi alla tracciabilità, ma costa troppo: l’1,5 per cento di commissione è più che sufficiente. Almeno fino ai cento euro vorremmo che l’uso della carta di credito fosse gratuito. E poi chiediamo una separazione effettiva della rete Snam, una vera liberalizzazione dei benzinai e dei farmaci di fascia C. E le assicurazioni».
Gli emendamenti del Pdl si concentrano soprattutto sulla difesa degli ordini professionali e delle farmacie. Ma anche, come nel caso del Pd, sulla separazione Eni-Snam, sull’istituzione immediata dell’Autority delle reti, sull’innalzamento del livello di concorrenza sul terreno delle assicurazioni (si veda articolo in alto). La novità è insomma che Pdl e Pd stanno lavorando a un pacchetto di pochi emendamenti condivisi, in raccordo anche il Governo: ferma restando la possibilità di vertice dei leader di maggioranza con lo stesso Monti, i contatti tra i tecnici dell’esecutivo e i partiti sono continui. Come conferma Paolo Romani per il Pdl. Il tempo per mettere a punto modifiche condivise c’è fino al 27 del mese, aggiunge per il Pd Antonio Lirosi, che sta curando per Bersani la partita liberalizzazioni. E se nei giorni scorsi Pier Ferdinando Casini si era detto disponibile a ritirare gli emendamenti dell’Udc per favorire la blindatura del provvedimento, ora precisa: «Ridurremo al massimo gli emendamenti, se gli altri li ritirano li ritireremo pure noi».

LE POSIZIONI
Sostegno a Monti
Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha ribadito il sostegno del suo partito al governo Monti
Il capogruppo azzurro alla Camera, Maurizio Gasparri, preme comunque per non comprimere il confronto parlamentare sul decreto liberalizzazioni «troppo pavido con i poteri forti»
Anche il segretario Pd Pierluigi Bersani ha rimarcato l’azione fondamentale svolta in questi mesi da Monti («se lo abbiamo appoggiato è perché sapevamo bene che altrimenti eravamo sull’orlo del baratro») ma difende il pacchetto di emendamenti presentato dal suo partito


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