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Imu e beni ecclesiali: rigore ma con equità
LA CHIESA E IL FISCO

L’annuncio di un prossimo cambio del regime fiscale per gli immobili della Chiesa è un segno dei tempi. E cioè che il paese si avvia verso quella normalità tanto agognata dalla maggioranza. Non è un caso che sia stato proprio Mario Monti e il suo governo tecnico a risolvere un groviglio non da poco, che riaffiorava sempre più di frequente, in questi tempi di fiscalità poco accomodante. Quegli spicchi di Chiesa che non pagavano l’Ici, ora Imu (una assoluta minoranza, secondo le gerarchie), ora dovranno contribuire allo sforzo nazionale di risanamento, come è giusto che sia. Ma senza andare a colpire quelle aree di solidarietà – oratori, spazi parrocchiali, mense per i poveri, aule dove si insegna agli immigrati – immobili dove accede anche (spesso soprattutto) chi cattolico non è e che di commerciale non hanno veramente nulla.
È su questa giusta calibratura del nuovo regime fiscale che si misurerà anche il tasso di solidarietà di un governo che per salvare l’Italia ha stretto la cinghia anche alle fasce più deboli: coniugare rigore ed equità continua a restare una bella sfida.


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