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Resta aperto il nodo Imu-Chiesa
L'imposta sugli immobili. I tecnici dell'Esecutivo lavorano alle modifiche del testo

Partita ancora aperta sulle modifiche dell’Imu, temporaneamente «scomparse» dalle bozze di decreto perché i tecnici del Governo stanno lavorando su due binari paralleli. Il primo, che ha dominato il dibattito negli ultimi giorni sotto il titolo di «Imu per la Chiesa», è la sottoposizione all’imposta delle attività commerciali effettuate da enti ecclesiastici, associazioni non profit (non le cooperative sociali, che sono già soggette all’imposta tranne quanto le esenta il Comune) e altre realtà diverse dalle società commerciali; il secondo è il fronte «civilistico», composto dai tanti ritocchi necessari a far “girare” la nuova imposta dopo l’accelerazione impressa dal decreto «salva-Italia» dello scorso Natale.
In fatto di enti ecclesiastici e non profit, l’indirizzo del Governo è chiaro perché è stato espresso direttamente dal presidente del Consiglio nella lettera indirizzata a Bruxelles la scorsa settimana per stoppare la procedura di infrazione europea: anche le attività commerciali di questi enti dovranno passare alla cassa per l’Imu, in proporzione alla quota utilizzata a questi scopi o alla «attività prevalente» realizzata in ogni immobile. La previsione supera la situazione attuale, che consente di sfuggire all’imposta agli immobili non esclusivamente occupati da queste attività, ma la sua traduzione pratica non è semplice. Tra le opzioni allo studio del Governo, infatti, c’è anche quella di non introdurre la novità nella versione iniziale del decreto, che sarà sul tavolo dei ministri nella riunione di dopodomani, e di affrontare il tema in sede parlamentare con un emendamento. Un’ipotesi, questa, che oltre a offrire un maggior coinvolgimento al Parlamento su un tema ad alta sensibilità politica, darebbe più tempo per sciogliere il rebus dei criteri necessari a definire le attività commerciali da tassare, e soprattutto a stabilire le modalità per individuare in modo oggettivo l’attività «prevalente» in ogni immobile o le «quote» di immobili da esse occupate.
Più avanti, invece, il lavoro sui correttivi all’imposta relativi alle altre materie. Il tema principale, da questo punto di vista, è quello di riprendere alcune delle esenzioni cadute nel passaggio natalizio dall’Ici all’Imu. Sembra certa, in particolare, l’esenzione per gli immobili dei Comuni, che con le norme del «salva-Italia» rischiano di dover pagare allo Stato l’imposta sul mattone utilizzato per scopi non istituzionali, e l’esclusione dalla «quota statale» (pari al 50% del gettito calcolato con l’aliquota base del 7,6 per mille) dell’imposta pagata dagli immobili Iacp. Nelle bozze dei giorni scorsi, inoltre, ha trovato spazio il ritorno alla dichiarazione Imu, per trasmettere le informazioni necessarie al calcolo della nuova imposta. Possibile, poi, l’azzeramento degli incentivi, proporzionali al gettito emerso, fino a oggi garantiti ai dipendenti comunali attivi nella lotta all’evasione.

Il patrimonio della Chiesa

171,5 miliardi
L’imponibile
La base imponibile sottratta all’Ici supera i 171 miliardi di euro

1 miliardo
Il gettito della Chiesa
Per gli immobili commerciali stima massima di un miliardo di gettito


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