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Sconti (bassi) agli enti virtuosi
Ormai in dirittura di arrivo il decreto del Ministero dell'economia che individuerà le p.a.

È quasi in dirittura d’arrivo il decreto del Mef che individuerà gli enti locali virtuosi. Ma gli sconti saranno modesti e riguarderanno un numero circoscritto di province e comuni di piccole dimensioni. A breve lo schema di tale provvedimento dovrebbe essere sottoposto alla conferenza unificata e a quel punto si saprà chi saranno i fortunati e quale sarà l’entità dello sconto sul Patto di stabilità interno 2012 di cui essi beneficeranno. È già certo, però, che la faccenda riguarderà un numero circoscritto di enti. Lo impongono i numeri e il meccanismo di riparto, che scarica sui non virtuosi la quota della manovra abbuonata ai primi della classe. Per evitare di penalizzare i meno bravi, l’ultima legge di stabilità (legge 183/2011) ha, quindi, introdotto a favore dei primi una clausola di salvaguardia, che impedisce ai rispettivi obiettivi di superare un tetto massimo. Come noto, secondo le regole vigenti, il Patto chiede a ciascun ente di raggiungere un saldo di competenza mista non inferiore al valore determinato applicando alla spesa corrente media registrata (in termini di impegni) nel triennio 2006-2008 una certa percentuale. Per i comuni, quest’ultima può oscillare fra il 15,6 e il 16%, mentre per le province fra il 16,5 e il 16,9%. Proprio il differenziale fra il coefficiente di calcolo più basso e quello più elevato dà la misura degli spazi finanziari a disposizione, che sono decisamente esigui: applicando lo 0,4% al valore della spesa corrente media 2006-2008 di ciascun comparto (circa 38 miliardi di euro per i comuni e 8,8 miliardi per le province), si ricava che, nel primo caso, sul piatto ci sono poco meno di 155 milioni, nel secondo poco più di 35. Poca roba, neppure sufficiente ad azzerare l’obiettivo di due grossi enti come il comune e la provincia di Torino. Ecco perché è verosimile che gli enti virtuosi saranno pochi e/o perlopiù piccoli. Ai migliori, infatti, lo Stato chiede di raggiungere un saldo pari a 0. C’è, però, anche un’alternativa, come chiarito dalla recente circolare della Rgs n. 5/2012 (si veda ItaliaOggi del 17 febbraio): la stessa legge 183/2011, infatti, ha previsto che il relativo obiettivo possa assumere un valore, superiore allo 0,«compatibile» con gli spazi finanziari derivanti dall’applicazione della descritta clausola di salvaguardia a favore dei non virtuosi. In pratica, poiché il gioco deve chiudersi in pareggio in ciascun comparto, se si intende azzerare l’obiettivo dei virtuosi, occorre limitarne il numero; viceversa, se si vuole allargare la cerchia, si dovranno abbassare gli sconti. La scelta più probabile pare la seconda, anche se non è comunque lecito attendersi una platea vasta di beneficiari. Questi ultimi saranno individuati sulla base dei seguenti quattro parametri (art. 20, comma 2, del dl 98/2011, come modificato dalla legge 183/2011): 1) rispetto del Patto (quasi certamente su un arco di tempo pluriennale); 2) autonomia finanziaria (misurata rapportando al totale delle entrate correnti la somma delle entrate tributarie ed extratributarie); 3) capacità di riscossione (intesa come rapporto fra le entrare di parte corrente riscosse e accertate); 4) equilibrio di parte corrente (costituito dalle entrate correnti meno le spese correnti, al netto del rimborso delle anticipazioni di cassa e del rimborso anticipato dei prestiti; per omogeneizzare il dato in relazione alla dimensione strutturale di ciascun ente, il valore verrà rapportato al totale delle entrate correnti). Ricordiamo, infine, che, in base all’art. 20, comma 3, del dl 98/2011, i virtuosi dovrebbero essere anche esonerati dai tagli al fondo sperimentale di riequilibrio previsti dall’art. 14 del dl 78/2010 (complessivamente pari a 2,5 miliardi per i comuni e a 500 milioni per le province), mentre non dovrebbero scampare da quelli previsti dal dl 201/2011 (pari, rispettivamente, 1.450 e 415 milioni).


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