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Il Senato vota le liberalizzazioni Enti locali, lotta alla tesoreria unica
Il Dl, al voto di Palazzo Madama oggi, sarà all'esame della Camera dal 19 marzo. Dopo Zaia, anche Maroni e Zanonato (Pd) contro il governo

Mentre il decreto liberalizzazioni approda in Senato con i suoi 1.700 emendamenti, è guerra totale alla tesoreria unica. Unicredit Banca, tesoriere della Regione Veneto, ha ignorato la diffida dell’Ente pubblico a trasferire alla Tesoreria unica nazionale le risorse regionali in giacenza, come previsto dal decreto liberalizzazioni del governo. «Apprendo con vivo stupore – ha dichiarato il presidente Luca Zaia – della scelta di Unicredit di aderire alle richieste del governo Monti. Una scelta assolutamente non condivisibile. Siamo di fronte a un vero e proprio esproprio centralista attuato dal governo contro ogni minima regola costituzionale riguardante il federalismo e la autonomia». E su Unicredit aggiunge: «Ho dato mandato all’ufficio legale di esperire la possibilità di una rescissione del contratto, con la conseguente richiesta di danni». Si tratta di «uno sfregio grave – che neanche Craxi e il Caf osarono fare – ha detto Roberto Maroni – . Ed è per questo che siamo pronti alla class action». Dal Carroccio contro la misura «ci sarà una reazione durissima. Spero che tutti i sindaci di ogni partito – auspica l’ex ministro dell’Interno – al di là del colore politico, siano con noi in difesa delle autonomie». E il fronte si è allargato anche ai sindaci del Pd. Il Comune di Padova ricorrerà al giudice ordinario contro l’istituzione della Tesoreria unica. «Stiamo predisponendo una delibera, che sarà votata dalla Giunta comunale, per ricorrere al giudice ordinario», ha annunciato il sindaco Flavio Zanonato.
«Condividiamo la posizione dell’Associazione nazionale dei Comuni, che ritiene illegittima la norma. Al di là della legittimità, la scelta del governo è sbagliata non solo perché produce un danno economico ai Comuni, ma perché mette in discussione l’autonomia che tanti enti locali hanno saputo conquistarsi con anni di buon governo e di amministrazione oculata». Ieri, intanto, dalla commissione Industria del Senato il decretoè approdato a Palazzo Madama. Sono 1.700 gli emendamenti presentati, dopo che la notte scorsa il testoè stato licenziato dalla commissione Industria. Le proposte di modifica sono state presentate da tutti i gruppi parlamentari e diventa sempre più probabile che il governo metta la fiducia. «Ci aspettiamo questa settimana che il Senato concluda il suo esame del decreto legge che aumenta la concorrenza nel settore dei servizi, inclusi quelli delle reti e delle professioni, e seguiremo con molta attenzione anche il successivo dibattito alla Camera per assicurarci che il testo finale, che diventerà legge, contenga i risultati desiderati in termini di sviluppo, di occupazione e di minore costo per le imprese e i cittadini», ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti. Il voto di fiducia del Senato arriverà presumibilmente entro stasera. Il decreto sarà esaminato dalla Camera dal 19 marzo.


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