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Contro l'evasione i Comuni sfoderano un mix di strumenti

Il Dl 78/2010, integrato dal decreto “salva Italia”, ha previsto l’obbligo di collaborazione dei Comuni nella lotta all’evasione. In passato, tale forma di cooperazione non è mai decollata a causa del deficit di integrazione delle banche dati e del mancato riconoscimento economico a favore dei Comuni. Ai fini dell’accertamento fiscale, sono significativi i dati provenienti dai permessi edilizi, dalle dichiarazioni Dia e Scia, dalla Polizia municipale, che, in sede di controlli stradali, potrà constatare il possesso di auto di lusso, di mezzi aziendali eccetera. I Comuni dovranno individuare soluzioni atte a evitare il taglio ai servizi e, a fronte delle limitazioni nelle assunzioni, trovare i modi che consentano di affrontare in modo efficace il nuovo compito. Dovranno introdurre, nella propria organizzazione, elementi di flessibilità, come l’utilizzo dei messi comunali e del personale addetto all’anagrafe per tutte quelle attività di accertamento che, di norma, vengono demandate alla Polizia municipale. Previo un idoneo percorso formativo, il personale di Polizia municipale che svolge lavoro d’ufficio costituisce una risorsa fondamentale per i nuovi accertamenti di natura fiscale. A Genova è stato creato un nucleo formato da personale qualificato e specializzato. In collaborazione con la Guardia di finanza sono stati organizzati corsi di formazione per il personale comunale. Milano ha sottoscritto un “accordo” con l’agenzia delle Entrate, partecipando con proprio personale a visite ispettive congiunte. In tale scenario, parrebbe opportuno estendere agli uffici tributari e ai nuclei di Polizia municipale i poteri di accertamento previsti per gli uffici tributari dello Stato.I poteri degli uffici finanziari sono stati estesi alla Guardia di finanza dall’articolo 1 del Rdl 63/1926, il quale dispone che agli appartenenti al Corpo «sono conferiti tutti i poteri e diritti di indagine, accesso, visione, controllo, richiesta d’informazioni, che spettano per legge ai diversi uffici finanziari incaricati dell’applicazione dei tributi diretti ed indiretti». Lo strumento a disposizione dei Comuni per determinare le tariffe agevolate al fine di usufruire dei servizi comunali è l’Isee, introdotto con il Dlgs 109/98. Esso va integrato con elementi del redditometro, che individuano l’effettiva situazione economica di una famiglia e il suo stile di vita, quali tipologia e numero di autovetture, vacanze, polizze vita o sanitarie. I Comuni potrebbero, sin da ora, disciplinare un sistema di accesso a servizi e agevolazioni che non si basi solo sulla dichiarazione dei redditi, ma che tenga conto della compresenza degli elementi citati, indici di capacità economica. Accertato un indice incompatibile con il reddito dichiarato, il sistema dovrebbe prevedere che il richiedente venga collocato in una fascia economica più alta, con immediata preclusione all’accesso al servizio (o alla tariffa agevolata), senza attendere il completamento dell’accertamento fiscale. Tali misure consentirebbero, in definitiva, di garantire prioritariamente l’accesso ai servizi e alle agevolazioni a coloro che dichiarano al fisco fino all’ultimo euro.


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