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Stop del Governo sulla tesoreria unica Comuni in trincea
Possibili modifiche al patto di stabilità ma solo a «saldi invariati», si lavora per attribuire ai sindaci il 70% del gettito Imu

Nessuna marcia indietro sulla tesoreria unica. È la risposta che i Comuni si sono sentiti dare dal Governo nel corso del vertice di tre ore svoltosi ieri a Palazzo Chigi. A fronte di qualche spiraglio di apertura sul patto di stabilità e sul gettito Imu che non è bastato però a placare le ire dei sindaci. Tant’è che al termine della riunione una nota dell’Anci ha parlato di una «tregua armata» con l’Esecutivo.
Qualche dettaglio in più l’ha fornito Graziano Delrio. Uscendo da Palazzo Chigi – a proposito della norma contenuta nel Dl liberalizzazioni che obbliga Regioni ed enti locali a trasferire alla tesoreria statale gli 8,6 miliardi di giacenze – il primo cittadino di Reggio Emilia ha rivelato: «Avevamo chiesto che questa norma fosse sospesa o che si concludesse entro il 2013 e che fossero riconosciuti gli interessi attivi ai Comuni maggiori. Si tratta di un provvedimento – ha aggiunto – che penalizza i nostri bilanci per almeno 300 milioni di euro».
Il perché lo ha spiegato la titolare dell’Interno, Anna Maria Cancellieri: «Le decisioni del Governo sono nate dal momento particolare che il Paese ha vissuto e sta vivendo e questo non bisogna dimenticarlo». Proprio all’ex prefetto toccherà il compito di presiedere il tavolo di confronto istituzionale sul patto di stabilità. Un ruolo nel quale Cancellieri ha dimostrato di essersi già calata: «Non siamo l’uno contro l’altro armati. La nostra volontà – ha evidenziato – è trovare soluzioni ai problemi dei Comuni fermo restando che sui saldi del patto di stabilità non ci sono spazi di manovra».
Fermi restando i saldi il tavolo dovrà individuare dei margini per rendere più flessibili le maglie del patto. Al tempo stesso si lavorerà per individuare gli strumenti che consentano ai municipi di provvedere ai pagamenti delle imprese creditrici nell’ambito dei sei miliardi stanziati dal Dl liberalizzazioni.
Nella stessa sede si lavorerà anche sulla devoluzione ai sindaci di una quota più ampia dell’imposta municipale sugli immobili (Imu). Dal 50% del gettito oggi previsto per i Comuni si potrebbe salire al 70 per cento. Allo Stato resterebbe il restante 30%; la parte mancante verrebbe recuperata tagliata una quota corrispondente dal fondo di riequilibrio previsto dal decreto sul federalismo municipale. E a proposito di federalismo a Palazzo Chigi si è discusso anche di quello demaniale che è ancora in attesa di attuazione.


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