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Rispunta la carbon tax per le rinnovabili
Incentivi. La tassa prevista dalla delega sarebbe legata alle emissioni di anidride carbonica e a carico della fiscalità generale

Spunta, a sorpresa, la rivoluzione degli incentivi alle energie rinnovabili: una carbon tax legata alle emissioni effettive di anidride carbonica (trasporti, centrali elettriche, fabbriche) che dovrebbe spostare sulla fiscalità generale, in parte o addirittura integralmente, i massicci prelievi che ora opprimono le bollette elettriche per finanziare i sussidi alle energie verdi.
Il Governo traccia la strada nella relazione illustrativa alla bozza sulla Delega fiscale che sarà portata all’approvazione del Consiglio dei ministri dopodomani. Riprende qualche vecchia suggestione, che teneva banco agli albori dell’attuale sistema di sussidi, sull’onda di quello che si sta dibattendo in queste settimane a Bruxelles per la revisione della direttiva del 2003 (la 96/EC) sulla tassazione dei prodotti energetici, che dovrebbe entrare in vigore non prima del 2013.
Buone intenzioni, sembrerebbe dalle motivazioni che il governo mette nero su bianco: alleggerire le bollette elettriche e correlare i finanziamenti al principio del “chi più inquina più paga”. Ma a lanciare un altolà sono le imprese. «Il primo elemento di perplessità riguarda proprio l’esito degli orientamenti comunitari, tutt’ora in alto mare. Di qui il rischio di forzare l’introduzione di provvedimenti che devono necessariamente armonizzarsi a livello comunitario, ma che proprio la Comunità potrebbe decidere di accantonare», si osserva in Confindustria.
Di più: «con l’attuale fame di entrate per le casse pubbliche il legittimo sospetto è che l’introduzione di un nuovo strumento anziché sostituire le vecchie procedure basate sul sistema dell’emission trading configuri una sovrapposizione, una duplicazione che finirebbe per accrescere l’onere sia per i consumatori che per le imprese».
A legittimare il sospetto è lo stesso fraseggio usato dal Governo nella bozza della delega fiscale. «Potenziare la tassazione ambientale è funzionale all’obiettivo – si legge – di dare impulso alla crescita dell’economia lungo un percorso di sviluppo sostenibile».
Questo appunto con le “green taxes” e le “carbon taxes”, che «infatti producono segnali di prezzo che possono incentivare lo sviluppo di tecnologie innovative e generare nel medio periodo vantaggi in termini di crescita guidata dei settori verdi, la cosiddetta green economy», sottolinea il Governo richiamando proprio gli orientamenti all’esame della Commissione Ue. Orientamenti che se fossero trasformati in una delibera operativa darebbero comunque nove mesi di tempo agli stati membri per conformare le normative nazionali adottando, nel caso nostro, uno o più decreti legislativi.
Nella bozza di risoluzione all’esame di Bruxelles si propone tra l’altro di determinare la tassazione dei combustibili scindendo l’aliquota minima in due componenti, che congiuntamente dovrebbero determinare l’imposta totale da applicare al prodotto finale: la prima basata sulle emissioni di anidride carbonica (si ipotizzano 20 euro a tonnellata), la seconda sul contenuto energetico. Con un peso, per il secondo fronte di prelievo, assai maggiore sui carburanti per autotrazione (si parla di 9,6 euro a gigajoule) e molto più lieve (al massimo 0,15 euro a GJ o addirittura niente, come consente l’attuale bozza) per i combustibili da riscaldamento.
Di qui uno sgraditissimo effetto collaterale, che nel caso del nostro paese potrebbe risultare decisamente insostenibile: un ulteriore aggravio fiscale su benzina e gasolio auto che si sommerebbe alla massiccia extratassazione dei carburanti introdotta negli ultimi mesi dal Governo per finanziare le manovre “salva Italia”. C’è da dire che mentre da noi si discute come favorire semmai l’attenuazione del monte-incentivi sulle energie rinnovabili orientandoli sulle tecnologie più produttive, gli orientamenti Ue sulla revisione della strumentazione rimangono controversi. Da sempre, per giunta.
«Tant’è che anche di recente è riaffiorata ad esempio la proposta di introdurre una carbon tax per i piccoli elettrodomestici, poi accantonata» fanno notare in Confindustria sottolineando comunque come il principio di trasferire alla fiscalità generale il sistema dei sussidi può essere condivisibile purché l’operazione sia netta e coerente, evitando «una partita di giro che continui a coinvolgere componenti parafiscali».

Risorse alle rinnovabili
L’orientamento di Bruxelles
L’Ue sta studiando una tassazione dei combustibili con l’aliquota minima in due componenti: la prima basata sulle emissioni di anidride carbonica, la seconda sul contenuto energetico
I possibili effetti in Italia
C’è il rischio di un ulteriore aggravio fiscale su benzina e gasolio auto che si sommerebbe alla massiccia extra-tassazione dei carburanti introdotta negli ultimi mesi dal Governo


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