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Così il prelievo locale taglia gli stipendi di marzo
E l'incremento dell'Irpef continuerà anche nel 2013

I primi rincari si sono già sentiti nelle buste paga a partire da gennaio, ma l’onda lunga dell’Irpef locale non è ancora finita. Anzi, in molti casi proseguirà alla fine di questo mese – con la prima trattenuta in acconto dell’addizionale comunale – e andrà avanti fino all’anno prossimo, quando i contribuenti dovranno fare i conti con gli aumenti decisi in queste settimane da molti sindaci.
Il bilancio è inevitabilmente provvisorio, perché i Comuni hanno tempo fino al prossimo 30 giugno per approvare il preventivo. Eppure, basta vedere come si stanno orientando le prime città per rendersi conto della stangata che si profila all’orizzonte: oltre ai rincari decisi l’anno scorso – nella “finestra” aperta prima dal decreto sul fisco locale e poi dal salva-Italia – diversi municipi hanno già ritoccato all’insù le aliquote dell’addizionale Irpef per l’anno d’imposta 2012, cioè quelle che si pagheranno nel 2013.
Un’analisi sui principali capoluoghi di provincia consente di misurare gli effetti potenziali per i cittadini. Per ogni città sono stati presi in esame tre diversi livelli di reddito imponibile: 25mila, 50mila e 100mila euro. Il dato relativo al 2012 considera i pagamenti che un contribuente deve sostenere su base annuale, e quindi include gli eventuali interventi sull’addizionale comunale decisi nel 2011 (come quello di Milano, per intenderci, che ha introdotto l’aliquota dello 0,2% per i redditi superiori a 33.500 euro) oltre all’effetto della manovra salva-Italia, che ha aumentato per tutti dello 0,33% il livello dell’addizionale regionale. Un incremento, quest’ultimo, che nelle Regioni con la sanità in ultra-rosso ha portato l’aliquota dei Governatori al livello record del 2,03%: come dire che nello scaglione di reddito oltre 75mila euro il prelievo si avvicina pericolosamente al 50% (considerando il 43% di Irpef nazionale, quella regionale e quella comunale, che in molti casi è fissata allo 0,8%).
Il dato del 2013 riportato nella tabella, invece, conteggia gli aumenti dell’Irpef appena varati, preannunciati o in corso di approvazione in ambito comunale, così come rilevati dal Sole 24 Ore. L’intreccio di delibere, acconti e conguagli non è immediato, perché gli effetti di ogni decisione locale si fanno sentire in modo scaglionato. Ad esempio, se il Comune ha deliberato la nuova addizionale entro il 20 dicembre dell’anno scorso, è proprio dalla fine di questo mese che i dipendenti subiranno la prima delle nove trattenute in busta paga – pari al 30% del totale – in cui viene diviso l’acconto (si veda la pagina a fianco). Se invece l’aumento è stato deciso in un momento successivo, l’effetto si sentirà in sede di conguaglio di fine anno.
È guardando ancora più avanti, però, che il conto si fa davvero salato. A Caserta, lo strascico delle decisioni di questi mesi farà salire il prelievo fino a 400 sui redditi più alti, e anche chi guadagna solo 25mila euro ne pagherà comunque 75 in più. A Catanzaro, invece, il prelievo passerà da 1.265 a 1.415, per un “quadro” o un funzionario pubblico che guadagna 50mila euro all’anno.
Nel complesso, tra le più penalizzate ci sono le città del Centro-Sud, dove già il livello dell’Irpef locale risente da tempo della tribolata gestione sanitaria locale. A Caserta, per di più, pesa anche la situazione difficile delle casse municipali. Lo stesso discorso vale anche per la città di Parma, alle prese con un risanamento che probabilmente spingerà al livello massimo anche le aliquote dell’Imu, la nuova imposta sugli immobili. Ma questo è un altro discorso, anche se il portafoglio dei contribuenti è sempre lo stesso.


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