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Sulle rinnovabili gli ultimi ritocchi di Passera e Clini
Energia. Il decreto sui sostegni alle alternative

Ultimi ritocchi ai decreti che dovranno riscrivere gli incentivi alle energie rinnovabili. Anche ieri i tecnici del ministero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente hanno lavorato alle bozze con l’intenzione di chiudere rapidamente la partita. Tuttavia resterebbero aperti alcuni aspetti, come la retroattività da escludere in modo netto, e si cerca una mediazione anche rispetto alle istanze arrivate con molta insistenza delle diverse parti industriali interessate al doppio provvedimento (uno sul fotovoltaico, l’altro sulle restanti fonti rinnovabili).
In serata ci sarebbe stato anche un ulteriore confronto telefonico tra il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, e il titolare dell’Ambiente Corrado Clini (in questi giorni in Brasile).
Ieri intanto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto dello Sviluppo economico, di concerto con l’Ambiente, che definisce gli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili, il cosiddetto burden sharing (si veda la tabella in basso). Ma è sui provvedimenti in arrivo che manca ancora un’intesa piena. L’Aper, la principale associazione dei produttori da fonti rinnovabili, insieme ad Anev e Federper continua a sollecitare una proroga di 12 mesi nell’applicazione dei nuovi sistemi incentivanti per le fonti rinnovabili che dovrebbero entrate in vigore il 1° gennaio 2013.
«I ritardi nell’adozione della disciplina prevista – dice il presidente Aper Agostino Re Rebaudengo – hanno creato un’impasse anche nei finanziamenti delle banche e negli interventi degli investitori, ma ora serve una proroga per garantire certezza al settore».
Dall’altro lato le principali associazioni industriali che rappresentano i settori “energivori” – Amafond, Assocarta, Assofond, Assomet, Confindustria Ceramica, Unacoma – «esprimono grande supporto all’opera che il ministro Passera ha intrapreso per porre sotto controllo e contenere entro limiti ragionevoli la spesa per il fotovoltaico. Se c’è una strada per ridare competitività alle imprese italiane – è la posizione comune delle sei associazioni – passa dalla riduzione del costo dell’energia».
Sono tante le anime dell’industria dell’energia che in questi giorni si confrontano su tesi diverse a difesa di differenti aree produttive. Per Aiget, l’associazione italiana di grossisti di energia e trader, la via da intraprendere «è un maggiore impegno sul fronte dell’efficienza energetica. Va inoltre promossa – commenta il vicepresidente Luca Dal Fabbro – una ulteriore liberalizzazione del mercato, in un quadro regolatorio più stabile nel medio e lungo periodo».
Di certo il tema rinnovabili è esploso con gli aumenti tariffari annunciati per aprile-giugno dall’Authority per l’energia. «Ma è assolutamente riduttivo – replica Re Rebaudengo – sostenere che l’aumento sia dovuto allo sviluppo del nostro settore, visto che il 70 per cento dell’energia elettrica in Italia è prodotta dal gas che paghiamo circa il 30 per cento in più rispetto alla media europea». Anche i conti per il sistema Paese, secondo l’Aper, andrebbero rivisti considerati che «i benefici economici legati alle rinnovabili possono arrivare a 76 miliardi».
Come se non bastassero le polemiche sulle rinnovabili, ieri si è aperta una nuova querelle su un emendamento al decreto fiscale che riguarda la tassazione dell’energia elettrica prodotta in cogenerazione. Le industrie direttamente interessate (in particolare quella cartaria, della ceramica e della chimica) lamentano, come effetto dell’emendamento, l’applicazione di un’aliquota molto più elevata di quella per uso produzione di energia elettrica nonostante il livello di efficienza che può essere garantito dalla cogenerazione.


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