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Perugia, multe da 450 a chi si avvicina alle prostitute
Per evitare la fine di Rimini, solo sanzioni

I tentativi di contrasto della prostituzione su strada continuano a ispirare la fantasia dei sindaci «sceriffi» di centrosinistra, sempre prodighi di ordinanze per liberare i marciapiedi dalle «lucciole». Dopo il caso di Rimini, dove il primo cittadino pd Andrea Gnassi s’è visto bocciare il provvedimento dalla locale Procura perché prevedeva una denuncia penale per un fatto che non costituisce reato, adesso è l’inquilino del municipio di Perugia, Wladimiro Boccali, pure lui di area ex Ds, a usare le maniere forti. Ma con un pizzico di accortezza in più, ossia prevedendo solo sanzioni amministrative ai trasgressori, così da tenersi quanto più al riparo da eventuali interventi dell’autorità giudiziaria. D’altronde, vendere prestazioni sessuali ai crocicchi delle strade non è un reato, la legge Merlin 75/1958 non lo prevede, quindi tanto vale andarci cauti e provare ad aggirare l’ostacolo. La novità dell’ordinanza di Boccali entrata in vigore da pochi giorni è la multa da 450 prevista per chi si avvicina alle prostitute, quindi per i clienti potenziali e presunti, puniti per il solo fatto di scambiare quattro chiacchiere con qualche ragazza. Un cambio di marcia che va nella direzione indicata dall’associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, da anni in prima linea con la richiesta di colpire l’offerta, più che la domanda, tanto da avere anche presentato una proposta di legge di iniziativa popolare nel 2004. La sanzione a Perugia scatta a maggior ragione se si decide di fare salire le donne in auto, ma basta comunque avvicinarsi e parlarci dal finestrino, «è vietato intrattenersi con soggetti dediti al meretricio» si legge infatti nel testo. Il sindaco ex Ds non risparmia nemmeno le «lucciole», che non potranno «assumere atteggiamenti congruenti allo scopo di offrire prestazioni sessuali» e «indossare abiti idonei a manifestare l’intenzione di adescare al fine del meretricio o che offendano il pubblico pudore». Come nell’ultimo documento in versione riminese, anche nel capoluogo umbro i divieti sono circoscritti ad alcune zone della città, quelle maggiormente «invase» dalle prostitute, e per un periodo limitato (da aprile a ottobre) così da rispettare i criteri di «contingibilità e urgenza» previsti per le ordinanze dei sindaci. Concetto questo recentemente chiarito dalla Consulta.


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