MAGGIOLI EDITORE - La Gazzetta degli Enti Locali


Sulle autonomie locali scure da 15 miliardi
Pubblica amministrazione. Indagine del Centro studi Sintesi sull'impatto delle manovre 2010 e 2011

Da una parte i tagli ai trasferimenti dal centro alla periferia; dall’altra l’inasprimento degli obiettivi del Patto di stabilità interno. Due spinte convergenti che si traducono, per le autonomie locali, in una stretta da 6,3 miliardi nel 2011, per salire a 15,3 per quest’anno e posizionarsi a 17,7 miliardi di euro nel 2013.
Eccolo il conto presentato a Regioni, Province e Comuni dalle manovre finanziarie varate fra l’estate del 2010 e dicembre 2011. A quantificarlo è l’indagine del Centro studi Sintesi, trasformando in numeri i timori e gli allarmi lanciati ormai da anni dagli amministratori locali, preoccupati di ritrovarsi le casse vuote o impossibilitati a spendere per garantire i servizi e onorare i cronici debiti nei confronti delle aziende fornitrici. Un’operazione, quella del think tank veneto, condotta focalizzando l’analisi su tre momenti fondamentali: la manovra d’estate 2010; il complesso delle manovre d’estate 2011 (e quindi manovra di luglio, manovra di ferragosto e legge di stabilità) e il decreto “salva Italia”, approvato nello scorso dicembre dal Governo Monti. L’intento da cui ha preso le mosse l’indagine è anche quello di andare a valutare l’impatto delle correzioni sui vari territori, visto che «il frenetico susseguirsi delle manovre finanziarie degli ultimi due anni, spesso dettato da situazioni di emergenza, poteva far pensare a uno sforzo finanziario non distribuito in maniera equilibrata».
E così, come si evince dalla tabella a lato, è sulle Regioni a statuto speciale che la scure ha colpito di più in termini di euro pro capite. Un dato evidente per la Valle d’Aosta (1.389 euro) come per il Trentino-Alto Adige (902 euro). Anche Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia sono ben oltre la media nazionale di 252 euro e ben sopra i 316 euro della Basilicata o i 306 del Molise. «Le Regioni a statuto speciale – specificano i curatori dell’indagine – dispongono di maggiori competenze e, di conseguenza, si trovano a gestire volumi di spesa superiori». L’invito però è a non arrivare a conclusioni affrettate considerando le Regioni a statuto speciale come agnelli sacrificali, visto che «se si valuta l’impatto delle manovre sulla spesa sottoposta ai vincoli del Patto di stabilità, non emergono differenze significative fra comparti e fra territori». Considerazione, quest’ultima, che trova riscontro nei numeri: il contributo richiesto al complesso delle autonomie locali pesa per il 14,2% sulla spesa soggetta al Patto; percentuale che scende all’11% per i Comuni e al 13,7% per le Province, ma sale al 15,5% per le Regioni a statuto speciale e – dato che avvalora il ragionamento del Centro Sintesi – al 18,5% per le Regioni ordinarie.
All’interno di un quadro di sostanziale equità non mancano comunque vincitori e vinti. I criteri nel riparto del concorso alle manovre – come la spesa media registrata negli ultimi anni e la distribuzione territoriale dei trasferimenti statali – sembrano penalizzare territori come Basilicata e Molise e favorire invece Lombardia e Veneto. «È evidente – dicono dal Centro studi Sintesi – che le Regioni che hanno beneficiato di maggiori trasferimenti si trovano ora a sostenere importi maggiori nel processo di risanamento dei conti pubblici nazionali». Certo, l’indagine non ha considerato gli effetti dell’applicazione dei “criteri di virtuosità” per il Patto di stabilità interno secondo i quali – stando all’ultimo schema di decreto del ministero dell’Economia – gli enti da premiare con un minore sforzo nel rispetto degli obiettivi del Patto sono 143. «Il calcolo avrebbe inciso poco sui risultati finali dell’indagine», precisano dal Centro studi Sintesi.
Spostandosi dall’altra parte sul capitolo delle entrate, alle autonomie locali è stata lasciata mano più libera sulla leva della tassazione con lo sblocco delle aliquote delle addizionali regionali e comunali all’Irpef e l’anticipazione dell’Imu, con la sua manovrabilità, al 2012. Per i Comuni però ora c’è il problema legato all’estensione dei vincoli del Patto dal 2013 ai Municipi sopra i mille abitanti. E c’è attesa per vedere come si tradurranno in pratica le indicazioni dell’articolo 28 del “salva Italia” in cui si parla dell’avvio di «una ridefinizione delle regole del Patto di stabilità interno».

Una stima del contributo richiesto alle Autonomie locali dalle manovre del 2010 e del 2011
  valori in milioni di euro valori in euro procapite
  2011 2012 2013 2011 2012 2013

ABRUZZO

176

314

377

131

234

281

BASILICATA

112

186

224

191

316

382

CALABRIA

249

444

539

124

221

268

CAMPANIA

633

1.231

1.442

108

211

247

EMILIA ROMAGNA

463

962

1.108

104

217

250

FRIULI-VENEZIA GIULIA

77

508

560

62

411

453

LAZIO

643

1.360

1.591

112

237

278

LIGURIA

212

431

482

131

266

298

LOMBARDIA

841

1.751

2.067

85

177

208

MARCHE

165

326

391

105

208

250

MOLISE

57

98

118

177

306

368

PIEMONTE

507

980

1.162

114

220

261

PUGLIA

432

833

948

106

204

232

SARDEGNA

116

711

821

69

424

490

SICILIA

404

1.969

2.197

80

390

435

TOSCANA

477

931

1.068

127

248

285

TRENTINO-ALTO ADIGE

123

935

1.048

119

902

1.010

UMBRIA

128

240

284

142

264

313

VALLE D’AOSTA

24

178

200

189

1.389

1.558

VENETO

462

918

1.058

93

186

214

TOTALE*

6.300

15.305

17.685

104

252

292

(*) nel 2012 al lordo dello sconto di 20 milioni di euro per gli enti che partecipano alla sperimentazione dell’armonizzazione dei bilanci

Elaborazione Centro Studi Sintesi


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