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Crediti Pa, dalle banche anticipi per almeno il 70%
Il piano per lo «scaduto». Giovedì la firma del protocollo di intesa tra Esecutivo, Abi e imprese

Pronto il piano per smaltire almeno una parte dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle piccole e medie imprese. Giovedì, all’incontro in programma tra il ministro dello Sviluppo economico, i vertici dell’Abi e le imprese, arriverà la bozza di un protocollo di intesa al quale si affiancherà un testo che prevede la costituzione del «Plafond progetti investimenti Italia».
L’obiettivo è la creazione di uno specifico fondo per lo smobilizzo presso il settore bancario dei crediti vantati dalle Pmi, denominato “Crediti Pa”, risultante di plafond attivati dalle singole banche che utilizzeranno la provvista acquisita dalla Bce, dalla Cdp o da altri canali di finanziamento. Doppia la modalità: o lo sconto «pro soluto» o l’anticipazione del credito, con o senza cessione dello stesso. In quest’ultima ipotesi, il cosiddetto «pro solvendo», bisognerà ricorrere alla copertura del Fondo di garanzia per le Pmi. La durata dell’anticipazione non potrà comunque essere superiore ai 12 mesi (perché altrimenti i crediti perderebbero la natura di crediti commerciali con pesanti ripercussioni sul debito pubblico) e la sua misura non potrà essere inferiore al 70% del valore nominale del credito. La proposta dell’Abi prevede che le banche mantengano le linee di credito concesse all’impresa, evitando di computare le anticipazioni erogate ai fini della determinazione della propria esposizione complessiva nei confronti dell’impresa. I tempi dovrebbero essere serrati: le banche che aderiscono rendono operativo l’accordo entro 30 giorni, lo stesso termine entro il quale va fornita una risposta alle domande presentate dalle aziende. Giovedì si entrerà nel dettaglio riempiendo il protocollo di numeri, in sostanza bisognerà stabilire l’ammontare minimo del Plafond: nelle settimane scorse era circolata la cifra di 17 miliardi, pari ai debiti considerati più “sicuri” ovvero quelli statali.
Sull’entità dei crediti che i fornitori vantano nei confronti della Pa, in assenza di informazioni ufficiali, i ministeri si basano per ora sulla stima della Banca d’Italia: circa 62 miliardi di euro da cui vanno stralciate però alcune voci. Ad esempio quelle degli enti in dissesto finanziario (nel 2010 circa 440) e delle Regioni che stanno attuando piani di rientro del debito accumulato per la Sanità.
Ad ogni modo, tornando il piano per lo smobilizzo, è previsto ovviamente che i crediti vengano certificati. E qui entra in gioco un meccanismo al quale in questi giorni hanno lavorato il ministero dell’Economia (dipartimento del Tesoro) e quello dello Sviluppo economico. Si tratta di una piattaforma elettronica gestita dalla Consip per certificare i crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione. Servirà a semplificare la vita agli enti locali debitori, ai fornitori e alle banche che sconteranno i crediti, ma soprattutto a rendere chiaro, trasparente e standardizzato il processo di certificazione e cessione dei crediti, che, in sostanza, deve essere costruito da zero. Tutto dovrebbe tradursi in un decreto attuativo già previsto dalla legge di stabilità di fine 2011.
In pratica, i fornitori che vantano crediti nei confronti di enti locali e amministrazioni centrali si collegheranno online alla piattaforma che dovrebbe essere messa a punto da Consip e sulla quale gli stessi enti si saranno già registrati. Attraverso la posta elettronica certificata invieranno copia delle fatture non ancora pagate dalla Pubblica amministrazione che entro 60 giorni è obbligata a rispondere riconoscendo il credito oppure contestandolo. Nel primo caso, il creditore ottiene una ricevuta elettronica che certifica il credito nei confronti dell’ente. La certificazione potrà essere utilizzata come collaterale in banca a garanzia di un prestito; oppure potrà essere utilizzata per cedere il credito alla banca. Con la certificazione telematica si dovrebbe ottenere un altro importante effetto semplificativo. In caso di cessione del credito, infatti, non sarà più necessario notificare al debitore la nuova titolarità del credito attraverso un notaio e con documenti cartacei. Si potrà avvertire il debitore che il pagamento va fatto ad un altro soggetto sempre sulla piattaforma elettronica utilizzata per la certificazione.
Giovedì inoltre arriverà sul tavolo del ministro Corrado Passera anche la proposta per la costituzione del «Plafond progetti investimenti Italia», un fondo per il finanziamento di iniziative delle Pmi che dovrebbe avere l’ammontare di 5 miliardi di euro come anticipato nei giorni scorsi dal presidente dell’Abi Giuseppe Mussari.


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