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Crediti Pa, sul tavolo 20-30 miliardi
Il piano per il rimborso. Oggi l'incontro tra il ministro dello Sviluppo, le banche e le associazioni di categoria

L’incontro è fissato per questa sera al ministero dello Sviluppo. Un tavolo allargato ai vertici dell’Abi (l’Associazione bancaria italiana) e alle 5 principali associazioni di categoria per tentare di sbloccare una parte dei debiti della Pa nei confronti delle imprese. Un’emergenza per il sistema produttivo che insieme alla stretta del credito rappresenta un tassello fondamentale nella strategia di crescita e di rilancio dello sviluppo che il governo mette in campo. L’intenzione del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera è quella di accelerare sulla road map tracciata per rimettere in circolo liquidità.
C’è la disponibilità del sistema bancario ad anticipare alle imprese 20-30 miliardi di debiti della Pa che saranno ceduti alle banche grazie a una norma contenuta nel decreto semplifica-Italia ha spiegato ieri Passera precisando che «nel decreto semplifica Italia all’esame del Parlamento c’è una norma che mette le banche in condizione di anticipare alle aziende debiti scaduti. Incontreremo il sistema bancario – ha detto Passera – perché siamo convinti che ci sia disponibilità per anticipare probabilmente qualcosa intorno ai 20-30 miliardi che in un momento come questo possono fare la differenza».
L’obiettivo dell’incontro di questa sera è arrivare ad una bozza di protocollo di intesa che potrebbe essere firmata nei prossimi giorni alla quale si affiancherà la costituzione del «Plafond progetti investimenti Italia» (si veda il Sole 24 Ore del 17 aprile). Sul tema è intervenuto ieri il presidente dell’Abi. Le banche, ha specificato Giuseppe Mussari, proporranno «un plafond di investimento per le Pmi da 5 miliardi e tre modalità diverse per rendere liquidi i crediti verso la Pa», compresa la cosiddetta «cessione pro solvendo». In concreto le imprese potranno girare i propri crediti con la Pa alle banche che, in cambio, metteranno liquidità a disposizione delle aziende. Per evitare un’eccessiva esposizione al rischio degli istituti di credito, le cessioni potrebbero avvenire con la formula appunto del pro-solvendo (e si ipotizza anche un ruolo del ministero con il Fondo centrale di garanzia).
Nei fatti le imprese rimarrebbero comunque responsabili di un’eventuale insolvenza del debitore, ovvero della pubblica amministrazione. Grazie a questa soluzione, i crediti delle aziende, stimati dalla Banca d’Italia in oltre 60 miliardi (cui vanno comunque stralciate le voci relative a enti in dissesto finanziario e a Regioni sottoposte a piano di rientro da deficit sanitario) continueranno formalmente a essere classificati come «commerciali» e non come «finanziari», dunque a non pesare sul debito pubblico. L’obiettivo è «favorire una maggiore e più regolare trasmissione dei flussi di liquidità» ha spiegato Mussari sollecitando il governo «a dare attuazione pronta e rapida alla direttiva dell’Unione europea sul sistema di pagamenti anche tra le imprese stesse. È giusto che chi ha debiti li paghi in tempi congrui e non biblici». Sul tema è intervenuto ieri a Verona il direttore generale di UniCredit Roberto Nicastro. «L’impegno delle banche italiane per favorire lo sconto dei crediti delle imprese verso la Pa – ha confermato Nicastro – potrebbe immettere fino a 30 miliardi di liquidità nel sistema». Parlando a un convegno organizzato dalla Fondazione CariVerona sulla crisi del credito, il dg di Piazza Cordusio ha però sottolineato come la condizione necessaria per «l’azione di sistema» sia la definizione degli standard di certificazione dei crediti.


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