MAGGIOLI EDITORE - La Gazzetta degli Enti Locali


La sfida infinita degli enti sempre più inutili
Burocrazia. Le promesse del riordino

Ridurre, anche tramite accorpamento, gli enti strumentali e vigilati dai ministeri e le società pubbliche. È uno degli obiettivi che si dovrebbe raggiungere con la revisione della spesa pubblica, secondo la direttiva emanata dal Presidente del Consiglio il 30 aprile. In realtà, il taglio degli enti ritenuti inutili è un risultato che diversi Governi, da decenni, hanno tentato di raggiungere, ma con risultati scarsi o nulli.
Per rimanere all’ultimo decennio, è dalla Finanziaria del 2002 che si tenta di dare vigore ed efficacia all’operazione taglia-enti, che – stando almeno alle cifre contenute nella Finanziaria 2007 – promettono bei risparmi: in quell’occasione, infatti, si stimò che il disboscamento avrebbe prodotto 415 milioni di euro all’anno di minori spese. Il calcolo è, però, rimasto un puro esercizio ragionieristico, perché di quei risparmi se n’è vista una parte infinitesimale.
Il taglia-enti riproposto con grande enfasi nel 2008 dall’allora ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, prometteva sfracelli, ma di fatto non ha tagliato niente. Un meccanismo cervellotico – con tagli diversificati a seconda della dimensione dell’ente, al di sotto o al di sopra dei cinquanta dipendenti, sui quali sarebbe dovuta calare la tagliola se non si fossero riorganizzati –, una pletora di deroghe, ma soprattutto la mancanza di una mappa da cui partire, ha fatto naufragare quel progetto. E i risparmi sono così rimasti sulla carta. O, per adeguarsi al linguaggio della spending review, si è continuato a spendere per mantenere in vita strutture inefficienti.
Si deve aspettare il 2010 per vedere veramente le prime teste cadere: il decreto legge 78 indica con nome e cognome gli enti che devono lasciare la scena. Sono 24, ma diventeranno 25 con l’aggiunta nel 2011 (legge 10, di conversione del Dl 225) del Banco nazionale di prova delle armi da fuoco.
Altri tagli arrivano con il decreto legge salva-Italia (Dl 201/2011), che sopprime dieci enti: in primis, attribuendo all’Inps le funzioni dell’Inpdap e dell’Enpals, soppressi dal 1° gennaio 2012. Il legislatore, però, si è poi ricreduto sulla soppressione di alcuni enti: in particolare, sull’istituzione di un consorzio nazionale dei grandi laghi prealpini (Maggiore, Iseo e Como), e ha ripristinato i tre consorzi locali (Ticino, Oglio e Adda).
Il taglio degli enti inutili è stato accompagnato, in particolare dall’ultimo anno, da manovre di contenimento delle spese del personale attraverso il riordino di vari organismi. Manovra che è ancora in corso. Entro giugno dovranno essere ridimensionati – come prevede il salva-Italia – gli organi collegiali di indirizzo, amministrazione, vigilanza e controllo delle agenzie, incluse quelle fiscali, e degli enti e organismi strumentali. Entro luglio, poi, dovrebbero arrivare i regolamenti che – secondo quanto previsto dal decreto legge semplificazioni (Dl 5/2012, convertito dalla legge 35) – trasformano in soggetti di diritto privato gli enti pubblici non economici vigilati dal ministero della Difesa. Il riordino era già in corso, invece, per gli enti che ricadono sotto l’ombrello del ministero della Salute, ma con l’ultimo Milleproroghe è arrivato uno slittamento. Un riordino analogo dovrà interessare anche gli enti vigilati dal ministero del Lavoro.
Entro fine anno si dovrebbe, poi, chiudere la partita della riorganizzazione delle società partecipate dagli enti locali.

Storia di insuccessi
Le operazioni taglia-enti dell’ultimo decennio

2002
Finanziaria 2002 (legge 448/2001)
È il primo tassello dell’operazione taglia-enti affrontata nell’ultimo decennio: sono previste una serie di regole per sopprimere o accorpare gli organismi ritenuti inutili. L’obiettivo non viene, però, centrato

2007
Finanziaria 2007 (legge 296/2006)
Si quantificano i risparmi derivanti dall’annunciato taglio degli enti inutili: le minori spese attese ammontano a 515 milioni di euro per i primi due anni e 415 milioni a regime a partire dal 2009

2008
Legge 133/2008 (conversione Dl 112)
Parte il taglia-enti targato Roberto Calderoli, allora ministro della Semplificazione. I criteri di razionalizzazione sono rimaneggiati più volte ma dopo due anni di tagli non si vede neanche l’ombra. Il risultato finale è il riordino di 13 organismi pubblici non economici statali, con conseguente soppressione di 61 cariche amministrative

Legge 122/2010 (conversione del Dl 78)
Si passa al taglio nominale: spariscono 25 enti

2011
Legge 111/2011 (di conversione del Dl 98)
Soppresso l’Ice (Istituto per il commercio estero, “risorto” con il Dl 201/2011), trasformato l’Unire (Unione nazionale per l’incremento delle razze equine) in Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico), soppressa, dal 1° settembre 2012, l’Ansas (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica) e ripristinato l’Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca innovativa)

Legge 214/2011 (conversione Dl 201)
Il Dl salva-Italia taglia dieci enti. I tre consorzi per i laghi prealpini sono poi salvati dalla legge 14/2012, mentre la soppressione dell’Eipli slitta al 30 settembre 2012


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