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Banda larga, piano Monti per estendere la super rete
Opere strategiche. La proposta italiana esclude gli investimenti dal deficit

C’è già un piano per la banda larga italiana in “stile Ue”. Mentre si prepara la nascita di un’Agenzia per l’agenda digitale, la proposta del premier Mario Monti – esenzione degli investimenti per almeno tre anni dal deficit nazionale e dal fiscal compact – punta a sbloccare e potenziare su scala nazionale il progetto “Bul” (banda ultralarga) che al momento coinvolge le regioni meridionali.
Lo scomputo dal deficit consentirebbe di impiegare risorse nazionali come cofinanziamento del «Connecting Europe Facility», il maxi-fondo europeo sulle infrastrutture che vale complessivamente, per tutta la Ue, 50 miliardi di cui 9,2 destinati a investimenti in reti a banda larga veloci e ultraveloci e in servizi digitali paneuropei. La proposta Monti è stata rilanciata ieri anche dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera al “Digital Economy Forum”. Se l’idea avanzerà, l’Italia potrebbe ritrovarsi un cospicuo potenziale da impiegare per estendere anche al Centro-Nord quanto già avviato nel Mezzogiorno attraverso l’impiego di fondi europei riprogrammati dal ministero di Fabrizio Barca (321 milioni). Attivando anche le nuove risorse del «Connecting Europe Facility» e dei relativi cofinanziamenti nazionali, l’Italia dovrebbe trovare meno ostacoli a tagliare entro il 2020 il doppio traguardo fissato dall’Agenda digitale: garantire al 100% degli italiani la possibilità di connettersi ad almeno 2 megabit per secondo e al 50% della popolazione collegamenti a 100 megabit.
Tutto potrebbe a quel punto convergere verso un più marcato ruolo della Cassa depositi e prestiti direttamente o attraverso il Fondo strategico italiano. La Cdp, in particolare, è già della partita attraverso il supporto al piano di Metroweb che prevede interventi sulla fibra ottica in 30 città per 4,5 miliardi di euro. Metroweb è la società controllata da F2i, il fondo di Vito Gamberale partecipato dalla Cassa depositi e prestiti, che ha sparigliato il vecchio progetto della società della rete maturato – e presto accantonato – quando a guidare il ministero dello Sviluppo economico era Paolo Romani. È intorno al ruolo Metroweb-Cdp, e alla sinergia del loro piano rispetto agli investimenti già programmati da Telecom Italia, che si giocherà la partita.
L’ipotesi dello sviluppo delle infrastrutture attraverso lo scomputo dal fiscal compact è stata appoggiata ieri da Aldo Bonomi (vicepresidente Confindustria con delega ai distretti industriali) e Stefano Parisi (Confindustria digitale) e sarà uno dei temi di cui si occuperà la nuova Agenzia per l’agenda digitale in via di costituzione. L’Agenzia dovrà proseguire il lavoro della cabina di regia istituita dal decreto semplificazioni e ingloberà le funzioni di strutture preesistenti come l’agenzia “Digitpa” e l'”Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione” che ha sede a Milano.


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