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L'Ance: confermare il plafond di 2 miliardi

ROMA – Passato il D-Day, il giorno dei «decreti ingiuntivi» contro le amministrazioni che non pagano, i costruttori dell’Ance rilanciano sulla necessità di individuare soluzioni che affrontino subito il nodo dei pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni alle imprese. E confermano le obiezioni presentate martedì ai provvedimenti che il Governo sta mettendo a punto in tema di certificazione dei debiti della Pa e di compensazioni fra crediti commerciali e debiti fiscali iscritti a ruolo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
In particolare, il timore del presidente Paolo Buzzetti è di mettere a rischio, con le nuove norme, la cessione pro-soluto di due miliardi di crediti che era stata già definita con l’intervento di Cassa depositi e prestiti.
«L’Ance – sostiene Buzzetti – ritiene irrinunciabile mantenere la destinazione del plafond di due miliardi, messo a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti, esclusivamente per la cessione pro soluto del credito». L’Associazione nazionale dei costruttori ha ricordato nella giornata di martedì come dalla collaborazione con Cdp fosse emerso «un meccanismo finalizzato ad agevolare la cessione del credito pro soluto e che, quando questo meccanismo stava diventando operativo, fosse stata sollevata la questione dell’impatto che la misura avrebbe avuto sull’indebitamento». All’Ance non è piaciuto che il Governo sia intervenuto «introducendo la modalità pro solvendo, accanto a quella pro soluto, modifica normativa che ha svuotato di efficacia la misura».
L’altra obiezione che arriva dalla platea dei costruttori è quella che riguarda l’eccessivo limite ai debiti compensabili con i crediti commerciali. Il decreto che il Governo sta mettendo a punto attua l’articolo 31 del decreto legge 78/2010 che consente la compensazione solo per le somme dovute al fisco già iscritte a ruolo. A parte l’iniquità di premiare solo chi ha già subito un accertamento dal fisco, molti costruttori chiedono di inserire tra le compensazioni possibili anche quelle relative a oneri contributivi. Se questo allargamento del perimetro sembra fuori della portata dell’attuale provvedimento, la discussione sul pro soluto è invece, effettivamente, uno dei nodi che sta rallentando l’approvazione dei decreti.


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